Lo annunciano come un “Raduno alpinistico e ambientalista in difesa delle montagne”. La richiesta è sempre la stessa: «Olimpiadi rispettose dell’ambiente e senza sprechi di soldi pubblici». Gli ambientalisti stavolta si danno appuntamento al Passo Giau, il 5 giugno, per il terzo raduno “Non nel mio nome”.
«Il Giau rappresenta l’emblema dell’aggressione speculativa alla montagna e ai suoi luoghi carichi di storia e ancora integri» scrivono gli organizzatori, Peraltrestrade, Italia Nostra, Wwf Terre del Piave, Mountain Wilderness, Libera Veneto, Gruppo promotore Parco del Cadore ed Ecoistituto Alex Langer. «Su questo valico la programmazione urbanistica intercomunale approvata dall’Alto Agordino ha previsto la realizzazione di una struttura turistica di gran lusso per un volume complessivo di 40 mila metri cubi. Questo stesso luogo è anche minacciato da un mega collegamento sciistico tra Cortina e Alleghe via Selva di Cadore da una parte, e tra Cortina e Arabba dall’altra, previsto da un progetto della Regione Veneto denominato ingannevolmente “Dolomiti no car”, che punta a creare un carosello di impianti a fune tra i più grandi al mondo».
Il raduno del 5 giugno sarà per gli ambientalisti l’occasione giusta per denunciare le criticità legate all’organizzazione delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. «Un grande evento nazionale e internazionale proposto inizialmente come innovativo perché basato su due principi: evento a costo zero e sostenibile. Principi finora clamorosamente disattesi» dicono gli organizzatori. Che puntano il dito su costi, assenza di Valutazione ambientale strategica e molto altro. «Procedendo su questa strada, senza responsabili e rigorose valutazioni, il rischio concreto è che, una volta conclusa l’invasione massiccia delle masse olimpiche, rimanga come “eredità olimpica” solo un enorme spreco di suolo, di paesaggio, di ambiente e di risorse economiche e umane: beni preziosi difficilmente riproducibili».