Politiche agricole, De Carlo: «Amministrare con pragmatismo, non con gli slogan»

Politiche agricole, De Carlo: «Amministrare con pragmatismo, non con gli slogan»

Amministrare con pragmatismo, senza slogan e ideologie: questo l’appello del senatore di Fratelli d’Italia Luca De Carlo, presidente della IX Commissione  – Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare – intervenuto ieri all’evento dedicato alle politiche agricole promosso all’interno della rassegna FeBel 2030 e ospitato nella sala riunioni di Lattebusche a Cesiomaggiore.

«Senza politica non c’è strategia: gli agricoltori lottano contro il pensiero dei borghesi da salotto che li vede solo come sfruttatori ed inquinatori, contro l’aumento dei costi, contro la burocrazia. Momenti come questi sono importanti per mettere tutte le questioni sul tavolo – evidenzia De Carlo -. Sta alla politica dare una strategia alla provincia bellunese: bisogna mettere gli agricoltori nelle condizioni di poter lavorare, poi dobbiamo decidere quale vuole essere la linea di sviluppo del territorio. Vogliamo essere una provincia agricola? Gli spazi ci sono, bisogna lavorare per occuparli al meglio. Vogliamo essere una provincia turistica? L’agricoltura, con la cura e manutenzione del territorio, è partner fondamentale del turismo, senza dimenticare tutta la fetta di mercato turistico degli agriturismi. Il territorio va gestito con pragmatismo, senza cedere alle ideologie o abbandonarsi a facili slogan».

Quali le sfide del futuro? «Primo – aggiunge il senatore – riuscire a mantenere le aziende nel territorio; poi, garantire loro la possibilità di continuare a realizzare prodotti d’eccellenza e – soprattutto – quella di trasferire l’impresa ai figli: quando un padre non vuole passare la propria azienda al figlio perché altrove si troverebbe meglio, questo è un primo, gravissimo segnale d’allarme».

Lo sguardo di De Carlo si è poi posato sulla politica europea («Sancire per legge che il 25% delle produzioni deve essere biologico è un errore, gli imprenditori devono essere liberi. In questo modo, il restante 75% dovrà sfamare il mondo, e non possiamo arrenderci a mangiare male o a consumare cibi sintetici»), sulle risorse («Vanno destinate per permettere a tutti di lavorare”» e sui temi locali, dal territorio della Valbelluna («Un grande patrimonio culturale e paesaggistico come questo non può ospitare agricoltura intensiva») alle malghe da difendere come presidi territoriali, fino alla recente approvazione del registro dei crediti di carbonio agroforestali, istituito grazie ad una sua proposta.

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