La guerra del latte. Silenziosa. Ma con il rischio di lasciare molti morti sul campo: gli allevatori e gli agricoltori veneti e bellunesi. Il motivo? C’è chi specula sul periodo di crisi sanitaria.
La denuncia arriva da Coldiretti Veneto, che riceve continue segnalazioni di caseifici e stabilimenti di trasformazione: «Unilaterlamente e nonostante i contratti in essere, comunicano ai produttori in alcuni casi l’interruzione del ritiro del latte e in molti altri tagli al prezzo del latte alla stalla. La giustificazione è sempre la stessa: il calo dei consumi durante l’emergenza sanitaria» dicono dalla Coldiretti regionale.
Ma i consumi non sono davvero calati. Anzi. Se è vero che il canale hotel-ristoranti-bar si è sostanzialmente azzerato, secondo i dati Iri dell’ultima settimana (dall’8 al 15 marzo) i consumi dei prodotti lattiero caseari nel Nordest supera la media nazionale con incrementi per il latte ultrapastorizzato (+50,8%), per le mozzarelle (+46,4%) e per lo yogurt (+15,5%).
«Si tratta uno spaccato di grande importanza – spiega Daniele Salvagno presidente di Coldiretti Veneto –. Ed è interessante verificare l’andamento di tutti i prodotti classificati dalla ricerca. Nel settore lattiero caseario le speculazioni sono molto evidenti. Crediamo che non ci siano più alibi: è ora di smascherare chi, sul territorio, lavora latte straniero. Certamente bisogna intervenire da subito attuando i maggiori controlli richiesti dalla Regione Veneto, ma allo stesso tempo è indispensabile che si rendano noti i nomi dei caseifici e delle latterie che importano latte e prodotti a base di latte dall’estero, con le relative quantità, come si è impegnata la stessa Regione a fare presso i Ministeri competenti. Questa trasparenza è dovuta non solo agli agricoltori, ma anche ai consumatori».