«I Mondiali 2021 li faremo, ne sono sicuro. Poi avanti tutta con le Olimpiadi»

«I Mondiali 2021 li faremo, ne sono sicuro. Poi avanti tutta con le Olimpiadi»

Per le Olimpiadi 2026 il virus sarà solo un pallido ricordo. Si spera. Ma per i Mondiali di Cortina 2021? Tutti contano di poter concludere la quarantena molto prima. Però qualche dubbio rimane. Quanto meno per l’afflusso di pubblico e gli assembramenti di persone, vietati dalle misure anti-contagio ma tanto buoni e necessari per il mercato turistico (e poi ci sono le dichiarazioni di medici e virologi, secondo cui in autunno potrebbe esserci una recrudescenza del contagio).

Roger De Menech però non ha alcun dubbio: «I Mondiali li faremo: ne sono sicuro. E il ritorno mediatico ci sarà, senza alcun problema. Resta qualche punto interrogativo sul grande pubblico, ma è una questione che riguarda tutte le grandi manifestazioni. Non possiamo sapere come sarà la reazione della gente: è troppo presto per saperlo».

Tentiamo il campo delle ipotesi?

«Dipenderà molto dalle misure di prevenzione e dal disciplinare che uscirà nelle prossime settimane per bar, ristoranti e grandi manifestazioni. Sarà quella la stella polare per capire la modalità di gestione di un evento come i Mondiali. Sono convinto però che la montagna ha un fattore di vantaggio».

In che senso?

«Nel senso che le manifestazioni sportive che hanno luogo in montagna non hanno né le criticità degli eventi in luogo chiuso né le concentrazioni dei grandi concerti negli stadi, tanto per fare un esempio. Gli organizzatori dei concerti, mi dicono, stanno già pianificando le manifestazioni non prima della seconda metà del 2021. I Mondiali di Sci, per quanto riguarda gli afflussi di pubblico, sono più facili da gestire. Quindi sono convinto che ce la faremo. E saranno il primo grande evento sportivo internazionale in Italia dopo la fine dell’epidemia. E poi non dimentichiamoci che la montagna può giocarsi la carta della salubrità dell’aria…».

I Mondiali saranno anche il primo banco di prova su cui testare la “tenuta olimpica”, in vista del 2026.

«Proprio per questo stiamo lavorando sulla legge olimpica (De Menech è relatore; la legge è già passata alla Camera e passerà al Senato nelle prossime settimane, ndr). Una legge che punta a lasciare in eredità opere importanti ai territori, senza creare cattedrali nel deserto. L’idea è la stessa di Cortina 2021: non costruzioni a uso esclusivo della manifestazioni, ma opere funzionali alle comunità locali, che sfruttano il grande evento come acceleratore».

Era l’idea del Piano Anas 2021. I cantieri però non sono ancora partiti…

«È vero. Ma quegli interventi saranno pronti per il 2026. La legge olimpica prevede la possibilità di usare lo strumento del commissario di governo. Il modello deve essere quello del commissario esterno: lo abbiamo visto con l’impegno di Luigi Valerio Santandrea, per Cortina 2021; funziona».

Anche Anas però ha usato la figura del commissario…

«Ma con una figura interna all’azienda. Le piste per i Mondiali sono state fatte, i cantieri ancora no. C’è la necessità di snellire alcune procedure, soprattutto quelle che passano tra la progettazione e l’esecuzione dei lavori».

Lei parlava di Olimpiadi che lasceranno qualcosa in eredità al territorio. A livello di infrastrutture facciamo due esempi?

«Le priorità sono tre: risolvere i nodi del traffico a Longarone e a Cortina, con varianti; completare le varianti della Valboite (che sono già nel Piano Anas 2021, ndr); e arrivare con l’elettrificazione ferroviaria fino a Calalzo. Le risorse ci sono: 1 miliardo di euro per il piano olimpico. E anche i tempi ci sono tutti. A patto di snellire alcune procedure. Se non riusciamo a fare queste tre opere, possiamo dire che le Olimpiadi sono una sconfitta».

E sul fronte turistico? Olimpiadi e Mondiali daranno la scossa giusta, oltre a lasciare qualcosa?

«Il Piano Olimpico è molto snello, quindi senza l’ambizione di costruire grandi centri per l’ospitalità. È questo il grande lascito: il Bellunese ha l’occasione giusta per costruire un turismo soft, meno impattante, che fa del benessere e della sicurezza sanitaria i suoi punti di forza. È quello che abbiamo detto prima: la montagna ha dei punti forza. E dopo il coronavirus avrà l’occasione giusta per giocarseli fino in fondo».

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