Più grande e più accogliente, il nuovo pronto soccorso prende forma

Più grande e più accogliente, il nuovo pronto soccorso prende forma

Non c’è stato il classico taglio del nastro, perché a tutti gli effetti non era una inaugurazione. Ma la presenza massiccia di sindaci e istituzioni la dice lunga sulle aspettative del territorio. Del resto, la ristrutturazione di un pronto soccorso è un segnale importante – e concreto – di dove può guardare la sanità di montagna. Uno sguardo al futuro, senza il rischio di doversi guardare le spalle. 

È stata fin dall’inizio l’idea dei sindaci agordini, che ieri (2 dicembre) hanno voluto esserci praticamente tutti alla consegna della prima fase dei lavori del nuovo pronto soccorso. Hanno investito 2,5 milioni di euro di fondi di confine, in cordata (come si usa fare in montagna), mettendo davanti le esigenze collettive ai piccoli desideri amministrativi. E ne è nato il progetto di ristrutturazione e potenziamento del pronto soccorso. Un ampliamento che ha già concluso alcuni lavori (come la nuova zona accettazione, con bancone triade e due ambulatori visita) e che vedrà iniziare a gennaio il prossimo stralcio. Se tutto va bene, l’operazione – da 3 milioni di euro – si concluderà a giugno, con una struttura praticamente nuova e all’avanguardia. Un piccolo esempio? Una sala gessi direttamente in pronto soccorso, per curare al meglio gli infortunati delle piste da sci e della montagna, come richiede il territorio: del resto, Agordo conta un migliaio di accessi l’anno solo per traumi conseguenti a cadute con gli sci.

«Questa operazione rimoderna e amplia il pronto soccorso, sempre più punto di riferimento per questo territorio e anche per i turisti» ha detto la direttrice generale dell’Ulss 1 Maria Grazia Carraro. Che ha spiegato anche come da lunedì prossimo inizieranno le attività nei locali inaugurati ieri. 

«Abbiamo davanti l’esempio di come si può fare sinergia, finalizzando a un obiettivo importante gli sforzi delle amministrazioni» il commento del presidente dell’Unione montana agordina, Michele Costa. «Abbiamo deciso di investire insieme i fondi di confine e mettere a frutto ognuno la sua piccola parte. E ora possiamo toccare con mano qualcosa che abbiamo voluto e su cui abbiamo creduto. Ci dobbiamo porre adesso un altro obiettivo: mantenere servizi e personale all’interno di queste strutture. Ovvero garantire che il sistema sanitario possa funzionare anche in montagna». 

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