Parità retributiva, numeri ed esperienze dal territorio bellunese

Parità retributiva, numeri ed esperienze dal territorio bellunese

Disparità retributiva di genere a quota 27% nel Bellunese e più evidente nei ruoli apicali: il gap tra lavoratori e lavoratrici si attesta all’ 11% tra gli operai, al 20% tra gli impiegati e ben al 32% tra i dirigenti. Tradotto: le donne guadagnano meno degli uomini, anche se fanno gli stessi lavori. È  questo il dato allarmante che emerge nell’analisi dei dati e che è al centro del convegno che si è svolto ieri mattina (8 marzo) a Villa Patt a Sedico, e che rientra tra le iniziative di Equamente al Lavoro, campagna della Regione del Veneto in collaborazione con Veneto Lavoro per la promozione della parità retributiva. 

Organizzato grazie al supporto della Consigliera di Parità di Belluno e con il patrocinio della Provincia di Belluno e del Comune di Belluno, l’incontro rappresenta la quinta tappa di una serie di incontri, uno per provincia del territorio regionale veneto, che sono in programma fino a giugno. Obiettivo delle numerose iniziative la riflessione e, soprattutto, la promozione della parità retributiva tra uomo e donna come previsto dalla Legge regionale 3 (“Disposizioni per la promozione della parità retributiva tra donne e uomini e il sostegno all’occupazione femminile stabile e di qualità”).

I DATI

Dal 2019 al 2022 la differenza tra il tasso di occupazione maschile e il tasso di occupazione femminile si è ridotta in Veneto passando dal 17,0 punti a 15,9 punti, mentre in Italia è aumentata da 17,8 punti a 18,1 punti. Ma a una parità di crescita del numero di donne occupate non corrisponde una parità di crescita anche della retribuzione: a pesare sul valore del gender pay gap è infatti il fattore “tempo” di lavoro, quindi in primis il part time: se si considerano le assunzioni a tempo indeterminato/determinato nella provincia di Belluno si registra uno squilibrio evidente a sfavore delle donne. Le assunzioni di uomini con orario full time sono in numero maggiore di quelle di donne. Viceversa, le assunzioni di donne con orario part time sono in numero maggiore di quelle di uomini. Questo squilibrio si registra per entrambe le tipologie contrattuali (tempo determinato e tempo indeterminato.) e in entrambi gli anni considerati.

Nel 2022, tra le assunzioni femminili con contratto a tempo indeterminato, il 35% sono part time, mentre tra quelle maschili solo l’11%. Questo dato inevitabilmente influisce sulle retribuzioni: nel 2022 si registra una differenza di genere nella retribuzione media annua del 27%. Tale squilibrio è dovuto solo in parte alla maggior presenza di contratti part time tra le lavoratrici. Infatti, tra le lavoratrici e i lavoratori full time (“Assenza di part time nell’anno”) persiste una differenza del 16% nella retribuzione media annua (5.477 euro). La disparità nella retribuzione basata sul genere permane anche stratificando per qualifica ed è più marcata tra lavoratrici e lavoratori qualificati come “dirigenti” (32%). Seguono “impiegati” (20%), “quadri” (16%) e “operai” (11%).

LA SCUOLA

Tra i numerosi interventi in programma durante il convegno, particolarmente significativi sono stati quelli di alcune studentesse del Liceo Renier di Belluno che hanno espresso, con grande maturità, la loro personale opinione sul ruolo dell’occupazione delle donne e alcune riflessioni sul peso delle competenze al di là del genere, sull’influenza dei pregiudizi e dell’educazione di genere fin dai primi anni di vita. 

«La figura della Consigliera di Parità è stata istituita in Italia nel 1991: anche sul territorio bellunese sono anni che lavoriamo nella costruzione di una solida rete di relazioni con le istituzioni di diverso livello e settore. In particolare il dialogo e il confronto con le parti sociali hanno portato alla nascita del Protocollo d’Intesa con tutte sigle sindacali per la diffusione della parità di genere nel mondo del lavoro» ha spiegato la Consigliera di Parità, Flavia Monego. «A livello territoriale, abbiamo attuato con il Prefetto un rete di contrasto alla violenza contro le donne; collaboriamo inoltre con gli istituti scolastici del territorio in diverse attività di sensibiliaazione, così come verso l’opinione pubblica con l’orgnizzazione di convegni, seminari e mostre. Riteniamo infatti che si possa iniziare a parlare di parità retributiva solo se vengono rimossi gli stereotipi di genere: il cambiamento alla base deve essere culturale e di mentalità».

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