«No alle Olimpiadi del cemento»: i Verdi contro il progetto di un 5 stelle al Passo Giau

«No alle Olimpiadi del cemento»: i Verdi contro il progetto di un 5 stelle al Passo Giau

Quell’hotel non s’ha da fare. È una levata di scudi contro il progetto di un nuovo hotel a 5 stelle sul Passo Giau, con vista diretta su Nuvolau, Tofane e Cristallo.

I primi a parlare di “Olimpiadi del mattone” sono stati gli ambientalisti. «In gara per la medaglia d’oro – si legge in un comunicato al veleno – la squadra russa della Tsara Holding Limited, proponente e finanziatrice di un super ecomostro di 40.000 metri cubi di volumetria (di cui 24.500 m3 fuori terra), che vorrebbe edificare laddove sorge ancora (in abbandono) il piccolo albergo-rifugio Enrosadira».

Alla posizione contraria si aggiungono i Verdi. «Il progetto di costruire un mega hotel sul Passo Giau è irricevibile. Siamo di fronte all’ennesimo teatrino all’italiana, quello di chi, pur in presenza di una struttura sottoutilizzata, viene colto dalla brillante idea di realizzarne un’altra, senza curarsi di impatto ambientale e paesaggistico e di arginare un consumo di suolo che, nel nostro Paese, costa 2 metri quadrati ogni secondo. Aderiamo, quindi, all’appello promosso da numerose associazioni ambientaliste del territorio, chiedendo al Mibact di escludere qualsiasi intervento edilizio con forte impatto ambientale». Così, in una nota, Luana Zanella, componente della Direzione Nazionale di Europa Verde-Verdi e Paolo Perlasca di Europa Verde-Veneto.

«Già tempo addietro, abbiamo espresso la nostra contrarietà al progetto del cosiddetto Carosello delle Dolomiti che aggredisce un sito patrimonio Unesco con un’imponente opera di cementificazione. Mentre la crisi climatica continua a erodere il futuro non è possibile avallare la realizzazione di un ecomostro che desta preoccupazione anche dal punto di vista idrogeologico. Faremo quanto in nostro potere per opporci alle “Olimpiadi del mattone” e alla realizzazione di un hotel 5 stelle in un’area tutelata da Valutazione di Incidenza Ambientale. Per farlo, – concludono Zanella e Perlasca, – siamo pronti anche a chiedere simbolicamente il ritiro del riconoscimento Unesco»

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