Il 3 aprile è troppo presto: la riapertura delle scuole slitterà sicuramente in avanti. Lo ha detto anche la ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina: «Credo che si andrà nella direzione già detta dal presidente Conte di prorogare la data del 3 aprile per la riapertura delle scuole. Quando riapriranno? Non è possibile dare un’altra data dipenderà dall’evoluzione di questi giorni».
Non c’è una data certa. Ma il campo delle ipotesi lascia intravvedere qualche possibilità. La prima, remota, è che insegnanti e alunni possano tornare in classe subito dopo le vacanze di Pasqua, quindi mercoledì 15 aprile. La seconda, già più plausibile, è che il rientro slitti alla prima settimana di maggio, quindi mercoledì 6; il che significherebbe aver rispettato le indicazioni dell’Oms, che parlano di almeno due mesi di chiusura totale per assicurare effetti anti-contagio (guarda caso, la chiusura a livello nazionale, non solamente per le zone rosse di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, era cominciata il 5 marzo).
Ma c’è anche una terza ipotesi, che l’anno scolastico possa terminare con la didattica a distanza, senza che i ragazzi tornino in aula. E senza allunghi di calendario: è la stessa ministra Azzolina ad aver detto che risultano improbabili i termini di chiusura dell’anno oltre il mese di giugno, tanto più se le lezioni via web funzionano.
E la maturità? Qui la domanda si fa più spinosa. Qualcuno paventava l’idea di un esame spostato a settembre, ma sarebbe impossibile organizzare le attività scolastiche del nuovo anno. Quindi resta valido il mese di giugno, come da prassi. I cambiamenti potrebbero riguardare le commissioni (interamente interne, in via straordinaria) e le prove d’esame (forse, più light, con la certezza di uno “sconto” sui programmi). Impossibile invece la sanatoria e il “tutti maturi”: significherebbe sfornare un’annata di diplomati con un titolo privo di validità giuridica.