Le Olimpiadi sono Milano-Cortina. Non Innsbruck o Saint Moritz. E nei cinque cerchi ci sta dentro a pieno titolo la pista da bob. Tanto più che la prova di ghiaccio ieri (4 luglio) ha funzionato, sotto gli occhi attenti del ministro Matteo Salvini.
Insomma, il primo segmento è archiviato, senza patemi. E Cortina può tirare un sospiro di sollievo. Che non vuol dire che la corsa ora possa rallentare: tutt’altro. Ma che la rincorsa alle Olimpiadi può avanzare spedita (del resto, deve essere spedita, il calendario non ammette errori).
IL SOPRALLUOGO
Il messaggio è arrivato forte e chiaro dai cantieri olimpici, visitati ieri dal ministro Salvini. Prima tappa al villaggio degli operai della pista da bob, dove è stato realizzato il modellino di un segmento dello sliding center, sottoposto alla prova del ghiaccio. Tutto è filato liscio, perché il mock-up (così si chiama la porzione di pista) ha risposto in maniera più che positiva. Tradotto: si può procedere.
E il ministor Salvini lo ha visto anche nella seconda tappa, dentro il cantiere vero e proprio della pista da bob, dove lavorano decine di operai e dove lo sventramento della montagna sta lasciando spazio a un’opera che cresce spedita.
Terza tappa, al palaghiaccio, messo sotto i ferri per gli adeguamenti necessari a ospitare le gare di curling per le Olimpiadi e tutte le gare ghiaccio delle Paralimpiadi.
IL COMMENTO
«Pista da bob? C’è solo il piano A. Le Olimpiadi sono Milano-Cortina e così sarà» ha detto il ministro Salvini, in un breve punto stampa davanti al cantiere dello sliding center, dove ha ricevuto uno slittino da parte di Armin Zoeggeler, campione olimpico della specialità. «La prova del ghiaccio ha funzionato e quindi avanti tutta. Sono fiducioso anche sulla Legacy, perché non ci sarà nessuna cattedrale nel deserto. Questa pista sarà green, un impianto moderno che darà valore aggiunto al territorio. Oggi siamo a un punto impensabile del cantiere, visto anche il maltempo che ha frenato i lavori».
LE VARIANTI
Poi il ministro Salvini ha visitato il cantiere della variante di Tai di Cadore, dove ha salutato vertici e maestranze di Anas. E qui c’è il punto più dolente dell’intera partita olimpica. Il motivo è presto detto: per quanto si possa parlare di cronoprogrammi in linea, per le varianti di Tai, San Vito e Valle, rimane il fatto che le tre opere erano programmate per i Mondiali di sci del 2021, non certo per le Olimpiadi (che all’epoca non erano neanche state assegnate).
«Stiamo correndo come matti, sulle opere stradali. Ma il cambio passo si vede» ha detto Salvini. «Le opere fondamentali saranno pronte per il 2026».
Ma la sicurezza mostrata davanti alla pista da bob in costruzione non è così solida davanti alla galleria di Tai…