Il programma va avanti, ma la scuola a distanza è molto più faticosa

Il programma va avanti, ma la scuola a distanza è molto più faticosa

Chi avrebbe mai pensato di poter sentire un ragazzo o una ragazza dire «mi manca la scuola»? Invece succede. Sta succedendo. Magie della quarantena, e limiti della didattica a distanza. Perché le lezioni vanno avanti regolarmente (o quasi). I rapporti a distanza, invece, funzionano male, si sa. In più, sono appesantiti da una routine che può essere faticosa sui banchi e in classe, ma che di sicuro diventa molto più faticosa e stressante davanti allo schermo di un computer.

«Con la didattica a distanza abbiamo imparato a utilizzare proficuamente strumenti noti e strumenti non noti; soprattutto però abbiamo realizzato sulla nostra pelle, allievi e docenti, che niente può sostituire la scuola» racconta Katjusa Casagrande, che insegna italiano, storia e latino al liceo Dal Piaz di Feltre. «I ragazzi mi dicono “non avrei mai pensato di dirlo, ma la scuola mi manca”. Ciò che manca, ovviamente, non sono le lezioni, che vengono erogate direi con la regolarità di sempre, ma le relazioni con gli amici, con gli insegnanti, con i bidelli, le dinamiche di classe, la ricreazione… insomma, tutto ciò che la scuola è: non solo un luogo di apprendimento, ma una comunità di educazione e di relazione».

Il luogo di apprendimento si è spostato sul web. E sugli strumenti utilizzati per fare lezione. Anche chi non aveva mai utilizzato la didattica a distanza si è dovuto adeguare. «Prima del Covid utilizzavo soltanto un cloud di classe (una cartella non modificabile, ndr) per rendere sempre disponibili i materiali di lavoro, per esempio agli assenti. Avendo un proiettore in ogni classe, poi, ho quasi sempre lavorato nel cloud, usando i file come “lavagna” – spiega la professoressa Casagrande -. Da quando la scuola ha chiuso, ho dovuto utilizzare la mail, all’inizio; poi con GMeet, facendo lezione online, io e i ragazzi abbiamo potuto correggere esercizi, ad esempio di traduzione. Le funzionalità di GSuite sono diverse e sto cercando di imparare ad usarne alcune, Classroom soprattutto».

Insomma, la scuola va avanti, il programma pure, anche con attività molto interessanti. La professoressa Casagrande ha preparato un percorso di confronto tra la Atene classica e la città di Sparta, tra la democrazia ateniese e quella italiana, per arrivare a una lettura approfondita di alcuni passi della Costituzione. Il tutto con la tecnologia. Tanto che pensa già di poter utilizzare gli strumenti della didattica a distanza anche quando si potrà tornare in classe («magari per includere nelle attività di classe ragazzi che eventualmente dovessero rimanere assenti per un certo periodo»). L’insegnante, però, si pone il problema delle “dosi”. Perché, come recita un adagio antico, è la dose che fa il veleno.

«Mi sembra anche che non si debba scordare che stare al computer o addirittura al cellulare per seguire le lezioni comporta molta fatica, come per i docenti così per gli studenti – sottolinea Katjusa Casagrande -. Si aggiunge poi lo stress insito in questi tempi eccezionali, cui i ragazzi sono esposti come tutti; sono preoccupati per i nonni, magari non anziani ma già malati, per i genitori che ancora lavorano, alcuni nella sanità o tra le forze dell’ordine. Quindi nutro gratitudine per le possibilità offerte dalla didattica online, ma mi pongo costantemente il problema dell’equilibrio nell’utilizzo della risorsa».

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