Riparte l’Italia, riprende il lavoro. Anche in Veneto i dati sono confortanti: a maggio si è registrato un saldo occupazionale positivo: circa 21.200 posizioni di lavoro dipendente. Non male se si pensa che maggio 2020 – il mese post-lockdown – si era fermato a +4.800; e il maggio 2019, quando il Covid non era neanche immaginabile, il saldo mensile era a +17.300. In miglioramento anche il bilancio occupazionale dei primi cinque mesi dell’anno, pari a quasi 39mila posizioni lavorative guadagnate, ancora lontano dalle +61.000 registrate nel 2019 ma incomparabile con quello negativo del 2020 (-4.500).
Però, c’è sempre un però. E riguarda Belluno, dove l’inverno mai nato e il blocco dello sci hanno fatto crollare i numeri tra dicembre e marzo. La domanda di lavoro rispetto al 2019 è calata dell’8%. Lo rileva l’ultima indagine di Veneto Lavoro.
Con uno sguardo più di lungo periodo si vede come dall’inizio della pandemia si contino oggi circa 16mila posizioni lavorative in più in Veneto, sempre con riferimento ai tre contratti di lavoro dipendente principali (tempo indeterminato, tempo determinato e apprendistato). Il risultato, però, è disomogeneo per settori e territori. Belluno è l’unica provincia in terreno negativo (-4mila posizioni lavorative dall’inizio del Covid), penalizzata dalla cancellazione della stagione turistica invernale e dai problemi dell’occhialeria.