I bambini, i loro disegni e quel filo che li unisce agli anziani della Geriatria

I bambini, i loro disegni e quel filo che li unisce agli anziani della Geriatria

 

I bambini delle scuole hanno donato dei disegni natalizi per mantenere un filo con gli anziani ricoverati alla Geriatria di Feltre: un filo che superi l’isolamento e fortifichi il legame tra le generazioni, pur in tempo di Covid.

Ancora una volta è Natale: festa delle relazioni e dello scambio di regali, di gesti, di visite, di compagnia e sorrisi. Tutto questo ora sembra impossibile, in particolare per coloro che sono ammalati e tanto più per coloro che sono ricoverati in ospedale e sono anziani. 

«Dai nostri anziani parte quel flusso di affetto, di comunicazione con le generazioni successive che rende la società più viva, ricca di senso e non solo di cose», spiega la direttrice della Geriatria di Feltre, Anna Casanova. «Su iniziativa del nostro personale, abbiamo coinvolto le scuole per regalare sorrisi e scaldare il cuore dei “loro” nonni, che, ricoverati, non possono godere delle loro espressioni stupite e della loro vitalità». 

Ne sono nati tanti disegni, alberi di colorati e gioiosi di fogge e dimensioni varie, presepi che contengono piccole e grandi famiglie, animali fantastici e angeli canterini. Gli stessi che, appesi in corsia, rendono meno pesante la quotidianità e allontanano il senso di solitudine. Il tutto, palline comprese, è stato plastificato per essere disinfettabile. Insomma, anche se non è stato possibile fare il classico albero, l’atmosfera natalizia è entrare nel reparto covid, quest’anno più importante che mai. 

«I nostri anziani sono la base dell’albero, le radici che sostengono e da cui sono nati i rami della società. Sono coloro che hanno creduto nella libertà, nella costruzione del futuro spesso con le loro stesse mani rugose. Ringrazio i bambini per aver contribuito a costruire di nuovo il futuro che unisca le età, senza discriminare per differenze o per abilità, e gli insegnanti che li hanno sostenuti.

La sanità ha bisogno di tecnica, di ricerca, di competenze, di personale, ma anche di essere vissuta come bene comune, come risorsa del territorio. Grazie anche al nostro personale: accanto a competenza, continuo aggiornamento, impegno quotidiano e disponibilità, è necessario ricordare sempre che i malati sono prima di tutto persone», conclude Anna Casanova. 

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