«Gli sportivi senza partite? Sono come drogati in astinenza»

«Gli sportivi senza partite? Sono come drogati in astinenza»

Libero. Come il suo ruolo. 

Libero. Come il suo pensiero. 

Libero. Come il modo di approcciarsi alla quotidianità. E di donarsi agli altri. 

PANDEMIA – Giulia Pavei, libero della Pallavolo Belluno Cortina Express, si affaccia alla nuova annata con un entusiasmo più contagioso del maledetto virus: «La pandemia – racconta Giulia – ci ha tolto in un attimo tutte le cose per le quali provavamo passione. E amore: a cominciare dalla pallavolo. In più, quando la stagione si è interrotta, lo scorso febbraio, la nostra squadra stava andando particolarmente bene. È stata una ferita». Poi è sbocciata l’estate. E, di riflesso, il beach volley: «La Jesolo Beach Arena è il mio luogo del cuore».

JORDAN – Guarda con ammirazione Michael Jordan («dedizione, passione, lavoro, studio concentrati in un unico campione: il numero 1 in assoluto), “La ricerca della felicità” è il film che più l’ha colpita, Will Smith e Julia Roberts sono gli attori di riferimento, non si è persa una puntata della serie “Prison Break”, legge romanzi thriller e adora la pasta al pomodoro. Ma il cuore batte soprattutto per “lei”: la pallavolo. Una fedele e inseparabile compagna di avventure: «Però quanto mi mancano le gare… Gli sportivi senza partite sono come i drogati in astinenza. L’adrenalina inizia il lunedì e ha il suo culmine il sabato sera. In ogni caso, ritrovare in palestra le mie compagne e costruire una struttura e un nuovo modello di gioco è stato stimolante. E continua a esserlo». 

DESIDERI – Giulia ha davanti una simbolica lampada magica: «Il primo desiderio è quello di iniziare il campionato. E già non sarebbe poco. Poi sono consapevole che questo potrebbe essere il mio ultimo anno qui, perché spero di finire il liceo classico e, a quel punto, di iscrivermi all’università. Di conseguenza, vorrei lasciare un bel ricordo. Lo sport e lo studio? Si conciliano al meglio. Ovvio, durante la settimana la programmazione deve essere rigida: l’importante è sapersi organizzare». 

PAPÀ COACH – Pavei in campo, Pavei in panchina. Sì, perché Giulia è allenata dal padre Dario: «Da un lato è un limite, dall’altro mi ritengo fortunata a vivere certe emozioni con mio papà. Nel corso del tempo, questo mi ha aiutato a gestire la pressione, a lavorare di più e meglio in palestra, a dimostrare che, nel gruppo, posso starci. E non gioco solo perché sono la figlia del coach. È stato proprio mio padre, insieme alle compagne, a darmi gli strumenti per superare le difficoltà». 

Strumenti che Giulia ha trovato anche e soprattutto in se stessa. Nel profondo del suo animo. Libero. 

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