Fino a 6 gradi in più in pianura nel 2100. La gente si sposterà in montagna?

Fino a 6 gradi in più in pianura nel 2100. La gente si sposterà in montagna?

Meno giornate di neve, concentrate a quote altimetriche decisamente fuori portata per gli impianti sciistici. Estati più lunghe e siccitose. Temperature in crescita e inverni miti. Ma non è detto che sia necessariamente un male per la montagna. Le zone che oggi si spopolano potrebbero diventare appetibili per chi vive in pianura, dove tra un centinaio di anni le stagioni calde potrebbero risultare invivibili. Non è uno scenario apocalittico, ma la proiezione del Centro Euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici. 

Di fatto, l’Italia cambierà. Coltivazioni di ulivo e agrumi saranno possibili a latitudini oggi impensate. La palma da dattero sostituirà le latifoglie fin nelle regioni centrali. Ma ci sono anche aspetti decisamente meno pittoreschi del cambiamento climatico. Con effetti devastanti sulla “vivibilità” delle aree urbane. Ecco perché la montagna potrebbe guadagnarne. Potrebbe: vale la pena ribadirlo, sono scenari ipotetici e previsioni a lunghissimo raggio.

PIÙ CALDO, PIÙ A LUNGO

Se non si interverrà sulle emissioni di gas serra e CO2, già entro il 2050 la temperatura media aumenterà di oltre 2 gradi centigradi in pianura padana (“solo” di un grado e mezzo in Valbelluna, leggermente di meno sulle Dolomiti). Le proiezioni del Centro Euro-mediterraneo promettono due settimane in meno di freddo intenso nel Bellunese, un mese in meno in pianura padana.

Al 2100 però le cose cominciano a farsi ben più serie: fino a 6 gradi in più in pianura, che significa portare le temperature sui livelli odierni della Sicilia e della Calabria; e più di un mese e mezzo in meno di inverno. La pioggia si concentrerebbe in inverno, con estati siccitosamente insopportabili.

Il quadro cambia di pochissimo con la previsione di misure atte a contenere le emissioni. E comunque non cambia la differenza tra pianura e montagna da qui alla fine del secolo. Di fatto, la montagna, forte dell’altimetria, avrebbe estati calde ma sopportabili, e inverni miti. Addio sci, o quasi, stando agli scenari proposti. Ma a quel punto, le “terre alte” sarebbero ricercate più per la possibilità di viverci che per la possibilità di fare sport invernali. Anche perché sport invernale potrebbe essere lo sci d’erba.

TUTTI SUI MONTI?

La domanda è legittima. Ci sarà una migrazione verso la montagna? Possibile. Ma gli scenari possono cambiare velocemente. Tra l’altro, il cambiamento climatico stressa anche le “terre alte”, con fenomeni soprattutto temporaleschi che raramente si erano visti fino a vent’anni fa: Vaia è la prova. Di certo, potrebbe esserci una inversione di tendenza rispetto allo spopolamento attuale.   

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