Tutti, ma proprio tutti, contrari. È bastato un emendamento del Pd alla Camera per scatenare il putiferio. Argomento? Acqua e concessioni idroelettriche, all’interno del decreto ristori (in fase di conversione). Da un lato i Dem, con la proposta di centralizzare le concessioni idroelettriche. Sul versante opposto, tutti gli altri.
«È una strategia contro il territorio, che punta ad annullare ogni forma di rappresentanza e di autonomia» tuona il senatore Luca De Carlo (FdI). «Chi vuole riproporre la centralizzazione della gestione idroelettrica fa il male della montagna. Il tentativo di espropriare i territori delle loro ricchezze, in questo caso l’acqua, è vergognoso e mi vedrà sempre contrario» fa eco Dario Bond (FI). E anche il Bard si esprime con toni fortemente contrari: «Si è capito che questo governo ce l’ha con le regioni e con i territori periferici. Dopo il silenzio sull’autonomia, dopo i tentativi di riportare a Roma le competenze sulla sanità, ora spunta un emendamento alla Camera per chiedere la centralizzazione delle concessioni idroelettriche. È il chiaro segnale che si vuole punire i territori montani, dato che è soprattutto lì che viene sfruttato il suolo e l’acqua per la produzione energetica».
«Da sempre, chiediamo che le concessioni, una volta scadute, passino alla Provincia di Belluno – ricorda il presidente Bard Andrea Bona –. Ora, non solo si vuole prorogare quelle già scadute, ma si vuole centralizzare a Roma il tutto, triplicando anche il limite minimo della potenza».
Sulla questione interviene anche l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin: «Da tanti anni in prima persona come amministratore, ma anche il mio partito, la Lega, combattiamo questa battaglia sacrosanta perché i territori che vedono sfruttata la loro acqua abbiano i necessari ristori; purtroppo in questo percorso abbiamo sempre avuto la strenua opposizione piddina».