Dall’Albania a Belluno: «Io in pasto al virus, la burocrazia mette a rischio la salute»

Dall’Albania a Belluno: «Io in pasto al virus, la burocrazia mette a rischio la salute»

 

Gabriele De Bettio è un imprenditore bellunese. E lavora all’estero: nello specifico, in Albania. Ma, in tempi di coronavirus, ogni spostamento rischia di trasformarsi in un’odissea. Come accaduto a De Bettio, costretto ad abbandonare la propria automobile al porto di Bari e a rientrare nella sua casa di Belluno con i mezzi pubblici, a strettissimo contatto con una marea di persone. E con buona pace dell’attuale decreto, orientato a limitare al massimo i contatti fra persone.

Decreto che, però, cozza con una legge: quella che limita la circolazione dei mezzi a targa straniera. «A nulla è valso interpellare il Ministero della Salute, dell’Interno e l’Ambasciata italiana di Tirana, oltre ai doganieri, alla Guardia di Finanza e alla Polizia di Stato per ottenere una deroga temporanea in una situazione di emergenza sanitaria – racconta l’imprenditore -. Mi appello quindi alle autorità per far sì che vengano adottati provvedimenti specifici».

Il virus crea inevitabili timori: «Navighiamo a vista contro un nemico sconosciuto, verso cui non abbiamo farmaci, né vaccini. L’unica possibilità di salvarci è quella di garantire la sicurezza alla salute, stando nelle nostre abitazioni. Lasciando “lui”, il Covid-19, fuori. E assicurando che tutti possano rimanere a casa. O la possano raggiungere, se costretti per lavoro a spostarsi». De Bettio, al rientro dall’Albania, ha provato un senso di abbandono: «Mi sono sentito profugo a casa mia. Anzi, ancor di più, dato in pasto al virus per una legge (quella sulle targhe straniere, ndr) che ovviamente va rispettata. Ma che, purtroppo, non collima con un decreto finalizzato al rispetto di misure tassative per la salute pubblica». 

Da qui, la riflessione dell’imprenditore: «Se far circolare l’auto di un italiano con targa straniera garantisce la sicurezza di molti, e riduce drasticamente i contatti con le persone, allora va consentito. Io, invece, sono stato costretto a trovare prima una soluzione per l’auto, poi a iniziare il balletto tra navette stracolme di gente, taxi, aeroporto e altri passaggi. Mi sorge allora una domanda: nel caso di una successiva e riscontrata positività, che speriamo di non dover denunciare, a chi sarebbe da additare la responsabilità?». 

© Copyright – I testi pubblicati dalla redazione su newsinquota.it, ove non indicato diversamente, sono di proprietà della redazione del giornale e non è consentita in alcun modo la ripubblicazione e ridistribuzione se non autorizzata dal Direttore Responsabile.

TAG
CONDIVIDI
Articoli correlati
© 2023 NIQ Multimedia s.r.l.s. – C.F. e P.IVA: 01233140258
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Belluno n. 4/2019
Web Agency: A3 Soluzioni Informatiche
Made by: Larin
News In Quota
Torna in alto