Dal gelato artigianale ai biscotti: le dolci eccellenze della Val di Zoldo

Dal gelato artigianale ai biscotti: le dolci eccellenze della Val di Zoldo

A Natale vi abbiamo parlato dei Torototela, i cantori che passavano nella Val di Zodo per portare le notizie da altri paesi o per suonare strumenti artigianali, ricavati da una zucca.
Oggi, invece, sveliamo nuove figure che hanno dato lustro alla valle. A cominciare dai gelatieri zoldani, conosciuti in tutto il mondo e conseguenza di una grande migrazione di inizio Ottocento. Gente con la valigia piena di speranze e sacrifici.
Ma questa terra è ricchissima anche di altre storie: basti pensare che, per secoli, fu terra di minatori. Qui si estraeva il ferro. Pare infatti che il nome Forno di Zoldo derivi dalla presenza in passato di un forno per la fusione del prezioso materiale.
Terra di minatori, maestri d’ascia e non solo. Forse non tutti sanno che una famiglia originaria di Pianaz, intorno al 1700, si recò a Venezia in cerca di fortuna.
E proprio nella città lagunare aprì un forno per fare biscotti: parliamo della famiglia Colussi.
Inizialmente i dolci venivano venduti nei mercati rionali di tutta la città. Poi, il primo negozio di “Baicoli Colussi” con i biscotti rigorosamente confezionati in scatole di latta. E ancor oggi questi biscotti sono apprezzati a Venezia, tanto che nella scatola compare la frase “Non c’è a questo mondo niente più buono del biscotto, più sottile, più dolce, più leggero e sano da intingere nella tazzina o nel bicchiere del baicolo veneziano”.
Quindi se vi capita di raggiungere la laguna, assaggiate queste prelibatezze: grazie al loro sapore, vi porteranno in Val Zoldana.

 

CURIOSITÀ

Il simbolo dell’incudine e del martello, che compare nell’ex municipio, riporta alla lavorazione del ferro che ebbe una grande espansione tra il 1200 e il 1600.
Ciodarot: i chiodi erano un tipico prodotto della valle. E la Senerissima era il cliente più “affezionato”. I chiodi zoldani, di varie forme, venivano usati sia per le calzature, sia per le barche e per il fissaggio dei moli. Infatti ne venivano prodotti di piccoli, fino a lunghezze più o meno da metro. Trasportati sul dorso di un mulo, fino a Codissago, quindi sulle zattere. 

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