Culture Link, otto associazioni si ritirano: «Progetto svuotato, serve trasparenza»

Culture Link, otto associazioni si ritirano: «Progetto svuotato, serve trasparenza»

Doveva essere un motore per la cultura giovanile, oggi rischia di diventare solo una vetrina spenta. Otto associazioni culturali della provincia di Belluno – Arte Nuova, FormArte, Teatro del Cuore, AP&M, Voice Care Music & Art, Corale Zumellese, Gli Echi della Natura e Giovani & Futuro – hanno annunciato il loro recesso da Culture Link, il progetto nato nel 2023 per rilanciare la creatività giovanile attraverso una rete diffusa e partecipata.

Le motivazioni? Una gestione definita «opaca e verticistica», che avrebbe progressivamente escluso i partner più attivi, tradendo lo spirito originario di co-progettazione. «Un assessore coordina, non dirige. Qui invece si è trasformato in regista unico», denunciano le associazioni, riferendosi all’assessore alla Cultura del Comune di Belluno, Raffaele Addamiano.

Il progetto, sostenuto da Fondazione Cariverona e Cortina Banca con un finanziamento complessivo di 150.000 euro, era stato avviato sotto la guida di Massimo Ferigutti e coordinato inizialmente dalla Fondazione Teatri delle Dolomiti, con il coinvolgimento di oltre 45 realtà locali. L’obiettivo era ambizioso: creare un ecosistema culturale innovativo, inclusivo e centrato sulle giovani generazioni.

Ma a un anno e mezzo dall’avvio, lo scenario è cambiato. Le associazioni parlano di una “cabina di regia” trasformata in un luogo di comunicazioni unilaterali, dove la partecipazione è solo formale. L’ultima riunione del 24 giugno, convocata in Comune, ha visto la presenza di appena sette associazioni. Assente anche la presidente della Fondazione Teatri, Michela Marrone.

«Culture Link è ancora esposto in vetrina, ma ha perso il suo motore», scrivono le otto realtà in una nota congiunta. Quelle che dovevano essere “officine della creatività” sono state progressivamente estromesse, svuotando di senso l’intero impianto progettuale.

Le associazioni chiedono ora un intervento dei finanziatori, in particolare di Fondazione Cariverona, affinché venga garantita trasparenza, una governance chiara e un metodo realmente partecipato. Solo così, sostengono, sarà possibile restituire al progetto la spinta innovativa e inclusiva per cui era nato.

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