Covid e depressione: Belluno 46. nella classifica di qualità della vita

Covid e depressione: Belluno 46. nella classifica di qualità della vita

È una delle province con il più basso numero di medici e pediatri per abitante. Ma ha un consumo elevato di farmaci per la depressione e per l’ipertensione. No, non è una metropoli. È Belluno.

Proprio così. Spulciando la classifica della qualità di vita 2020 del Sole 24 Ore, sono questi i dati più allarmanti. Poi certo c’è lo spopolamento della montagna. E ci sono le incidenze del Covid, in un anno che definire maledetto sarebbe un eufemismo. Ma c’è anche (o soprattutto) un campanello d’allarme da non sottovalutare. Al di là di classifiche che – francamente – non possono definire o imbrigliare la qualità della vita di chi abita un determinato luogo.

CAMBIANO I CRITERI

Intanto la posizione finale. Belluno si trova al 46° posto secondo l’indagine annuale del Sole 24 Ore. Sono cambiati i tempi, dato che fino a pochi anni fa la provincia dolomitica occupava posizioni di vertice (sempre sul podio, o comunque nella top ten tra anni Novanta e primi Duemila). Ma sono cambiati anche i criteri. E quest’anno c’è il Covid ad appesantire il tutto. Un dato soltanto: il parametro dei contagiati ogni 1.000 abitanti pone Belluno al 101° posto su 107 province. 

Ma poi anche il concetto di qualità della vita è cambiato in 30 anni di classifica: un tempo trionfavano lavoro, benessere economico, sicurezza. Oggi hanno molto peso indici demografici, banda larga, possibilità di svago culturale. Insomma, una provincia piccola e periferica non regna.

COSA FUNZIONA 

C’è ancora qualcosa, però, che pone Belluno in posizioni di vertice. Sono gli indici relativi alla sicurezza, all’ambiente e alla ricchezza. Lo spazio abitativo medio e i depositi bancari sono tra i migliori d’Italia. Lo stesso vale per l’ecosistema urbano e per l’indice di rischio climatico (Belluno si comporta meglio di tutto il resto del Paese per il contenimento di emissioni). Bene anche i furti (pochissimi), le estorsioni (quasi inesistenti) e le cause civili. Benissimo il tasso di occupazione e la scarsa diffusione del reddito di cittadinanza.

COSA NO

Male, per non dire malissimo, la demografia. È questo il tasto dolente del Bellunese. L’indice di vecchiaia è tra i più alti d’Italia (91° posto su 107). I pediatri sono pochi (1,5 ogni 1.000 abitanti) e i medici di base pure (0,87 ogni 1.000 abitanti). Male anche l’assenza di banda larga e di infrastrutture digitali (solo certe zone del Mezzogiorno sono messe peggio).

CAMPANELLO D’ALLARME

Ma il dato più tristemente significativo è quello della depressione: la provincia dolomitica è tra quelle in cui si usano di più i farmaci antidepressivi (17,1 unità minime pro capite), e i farmaci per l’ipertensione (121,9 unità minime pro capite). Elevato anche l’uso di calmanti e sonniferi. In compenso, ci sono 4 bar ogni mille abitanti, dato che mette Belluno tra le migliori sette d’Italia per tempo libero. 

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