Confindustria a Milano: «Belluno sia laboratorio di civiltà e uguaglianza»

Confindustria a Milano: «Belluno sia laboratorio di civiltà e uguaglianza»

«Sofia Goggia, Larissa Iapichino, Bebe Vio, Benedetta Pilato, le tantissime campionesse e le purtroppo ancora poche dirigenti del mondo dello sport come Novella Calligaris, Silvia Salis e Ludovica Mantovani, ci raccontano di un Paese che cambia: sono esempi che possono ispirare le nuove generazioni. Quella che ci spetta è una vera e propria Olimpiade dei diritti e della libertà, alla quale ogni persona – uomo o donna che sia – deve partecipare, portando il proprio contributo. In questa partita la montagna bellunese può essere sempre di più un laboratorio di civiltà e vera uguaglianza”.

Lo ha detto Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti e del Gruppo Tecnico Sport e Grandi Eventi di Confindustria, relatrice ieri (8 marzo) in un convegno a Milano su “Donne, sport e non solo”, alla presenza del governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana.

Berton, nel suo intervento, ha ricordato quanto le donne in una provincia manifatturiera come quella di Belluno abbiano fatto la differenza, a partire dal settore dell’occhialeria, per poi concentrarsi sulla sfida delle competenze in atto: «Talento e inclinazioni non hanno genere, orientamento sessuale o etnia. Le fabbriche devono essere luogo di inclusione, mentre scuola e formazione restano le leve prioritarie per emanciparsi. L’indipendenza educativa ed economica è, al pari di quella affettiva, la base di una reale reciprocità».

Berton ha inoltre rimarcato la necessità di politiche a sostegno della famiglia.  Dati recentissimi sulla situazione europea dimostrano che c’è una relazione positiva tra tasso di occupazione femminile e tasso di fecondità totale. Nei Paesi dove la fecondità media è bassa – sotto 1,4 figli per donna – il tasso di occupazione femminile è inferiore al 60 per cento. Nei Paesi dove la fecondità media è elevata – sopra 1,7 figli per donna – il tasso di occupazione femminile è superiore al 70 per cento. Della prima fascia fanno parte i Paesi del Sud Europa, come l’Italia. Della seconda le nazioni scandinave, i paesi baltici, il Regno Unito.

«Basterebbe questo per capire che servono servizi a sostegno delle famiglie, asili nido, strutture per anziani, centri diurni per disabili, diffusi sui territori», ha affermato Berton. «I carichi familiari sono ancora principalmente sulle spalle delle donne; anche questo è un dato di fatto, sul quale lavorare culturalmente e per il quale ci vorrà ancora parecchio tempo. La famiglia non è una questione ideologica – siamo nel 2023 e il mondo evolve – ma una questione tremendamente pratica. Le imprese – quelle bellunesi ne sono un esempio – da tempo hanno adottato modelli a misura di famiglia, smart working, flessibilità oraria, politiche mirate di welfare. Tocca alla politica fare nuovi passi». 

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