«La Regione taglia, Rasi Caldogno approva e riceve un premio produzione. E intanto cadorini e agordini devono pregare, perché viene loro negato il diritto alla sanità». Parole e musica dei comitati per la tutela della salute e la salvaguardia degli ospedali di Pieve e Agordo. Destinatario, il direttore generale dell’Ulss Adriano Rasi Caldogno, che nei giorni scorsi aveva snocciolato alcune cifre della sanità bellunese, parlando di cinque pronto soccorso in provincia.
«Spiritose invenzioni» tagliano corto i comitati. Che buttano là due domande. «Se in Comelico o in Alto Agordino una persona accusa un infarto, dove viene portata visto che a Pieve e ad Agordo la Regione ha chiuso la cardiologia? E se una mamma ha un distacco di placenta – cosa già successa a giugno – dove la portano visto che a Pieve e Agordo non c’è più la chirurgia d’urgenza? A Belluno, ma solo se ci arrivano vivi, perché siamo completamente fuori dalla “golden hour” (il tempo salvavita tra un trauma o un problema di salute e la sua ospedalizzazione, ndr)».
I comitati rincarano la dose. Ricordano che l’elisoccorso è uno strumento di emergenza e non sostitutivo, anche perché non vola di notte e neppure con il brutto tempo. E sottolineano le particolari condizioni dell’Alemagna intasata, in cui le ambulanze faticano a destreggiarsi.
«Dire che abbiamo cinque pronto soccorso significa prenderci in giro – ribadiscono -. Se il direttore Rasi Caldogno avesse avuto veramente a cuore la tutela della salute delle nostre popolazioni, si sarebbe battuto quando c’erano da approvare le schede ospedaliere, perché la Regione non tagliasse ai due ospedali la chirurgia h24, la cardiologia, il laboratorio analisi, la pediatria… invece il direttore ha seguito alla lettera i tagli fatti dalla Regione Veneto. E alla fine dell’anno ha ricevuto anche un premio produzione di 28mila euro. Noi intanto abbiamo perduto la sicurezza della salute».