Il seme impara dal terreno e dal meteo, imprime nella propria genetica le strategie per difendersi dalle annate difficili. Impiega tempo per farlo e il patrimonio accumulato deve essere protetto. Ne sono convinti i membri di Coltivare Condividendo, un’associazione di appassionati agricoltori, nata una decina di anni fa a Seren del Grappa, con l’obiettivo di salvaguardare la biodiversità bellunese e promuovere un’agricoltura sostenibile.
«Recuperare le sementi antiche del territorio – spiega il presidente Luca Ferrari – è importante per conservare coltivazioni capaci di produrre cibo sano e frenare la diffusione di prodotti omologati distribuiti dalle multinazionali. Ogni vallata aveva la sua semenza di fagiolo, a volte detenuta da una sola famiglia, abbiamo trovato una quarantina di varietà, che abbiamo catalogato in una banca dati. Anche per il mais ci sono diverse qualità: dal mais sponcio ai semi di mais quarantini o cinquantini adatti alle stagioni brevi e alle temperature fredde della montagna».
Il sodalizio ha riproposto la pratica antica dello scambio dei semi, organizzando la manifestazione “Chiamata a raccolta”, di solito in programma nel mese di novembre che, nelle edizioni passate, ha coinvolto migliaia di persone. «Promuoviamo lo scambio – prosegue Ferrari – perché cambiando terreno il seme si rinvigorisce. Promuoviamo la condivisione di conoscenze e tecniche di coltivazione attraverso incontri e seminari. Abbiamo organizzato eventi con i ragazzi delle scuole per sensibilizzarli sui temi della salvaguardia dell’ambiente e degli ecosistemi. Il territorio bellunese non è stato invaso dall’agricoltura di tipo intensivo, dobbiamo preservare questa condizione attraverso un’agricoltura che non preveda l’uso di prodotti di sintesi».
Il potenziale per far arrivare cibo sano sulle tavole dei bellunesi non manca, come non mancano gli agricoltori pronti a lavorare per valorizzare gli ingredienti della tradizione.
Le immagini sono tratte dal sito coltivarecondividendo.it