Centraline idroelettriche, la Cassazione dà ragione alla Provincia

Centraline idroelettriche, la Cassazione dà ragione alla Provincia

La Provincia di Belluno ha applicato la Direttiva Derivazioni nei procedimenti di competenza provinciale per le istanze di rilascio delle concessioni. E ha agito correttamente. A dirlo sono le ultime sentenze delle Sezioni Unite della Cassazione relative ad alcuni ricorsi presentati da richiedenti che avevano visto respinte le richieste per la realizzazione di nuove centraline idroelettriche.

«Un lavoro di anni da parte dei nostri uffici che ora finalmente viene riconosciuto» commenta il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin. «I nostri funzionari, con grande impegno e determinazione, hanno applicato correttamente i criteri della Direttiva. Le sentenze della Cassazione pongono fine a una questione annosa nella quale la Provincia ha sempre cercato di tutelare il bene acqua e il patrimonio ambientale e paesaggistico, come previsto dalla normativa».

CINQUE VITTORIE

La questione specifica riguarda i progetti di realizzazione di impianti idroelettrici sui torrenti Federa, Ru Bosco e Bigontina (a Cortina), sul Sarzana (a Voltago Agordino) e sul Liera (a Canale d’Agordo), per i quali si è pronunciata la Cassazione, mentre restano ancora da definire, sempre in Cassazione, i giudizi afferenti a impianti idroelettrici sul Boite e sul Digon. 

I proponenti avevano chiesto il rilascio delle concessioni di derivazione d’acqua a scopo idroelettrico e avevano successivamente impugnato il parere negativo di compatibilità ambientale di competenza regionale e il diniego concessorio di competenza provinciale, fondati sull’accertamento di un possibile deterioramento dei corpi idrici interessati dal progetto. 

La Provincia aveva ritenuto che dovesse essere applicata la Direttiva Derivazioni (delibera 1 del 14 dicembre 2017 della Conferenza istituzionale permanente dell’Autorità di Bacino delle Alpi Orientali), che fissa quattro macro obiettivi: tutela ambientale, approvvigionamento dell’acqua potabile per i cittadini, approvvigionamento per gli altri usi economici, riduzione delle conseguenze delle inondazioni e della siccità. E con delibera di consiglio del luglio 2019 – a seguito anche di un’ampia analisi condotta da un gruppo di lavoro di esperti – aveva deciso che la valutazione ambientale delle derivazioni idriche di propria competenza dovesse essere riferita alla Direttiva come ausilio tecnico e metodologico all’istruttoria non solo in relazione alle domande successive alla data dell’adozione, ma anche per le istanze pendenti oggetto di impugnativa.

In questi recenti pronunciamenti la Cassazione ha enunciato un principio del tutto innovativo: non è l’applicabilità della norma a essere rilevante, quanto piuttosto l’applicabilità della metodologia individuata dalla Direttiva Derivazioni, che non è soggetta a limiti temporali in quanto considerata come il miglior strumento tecnico di valutazione del rischio ambientale.

IL COMMENTO

«Si tratta di un pronunciamento fondamentale» commenta il presidente Padrin. «Non solo perché certifica il buon lavoro della Provincia, ma perché fissa un principio importante nella tutela dell’ambiente. È doveroso ringraziare tutti coloro che hanno lavorato per questo importante risultato, in particolare la dirigente del Settore Ambiente, Antonella Bortoluzzi, i funzionari del Servizio Acque, Mirko Valentinotti e Marco Purpora, e dell’Avvocatura Emma Pierobon».

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