Sì, è vero: il coronavirus ha colpito anche Falcade, turisticamente parlando. Negli ultimi giorni i gruppi di stranieri provenienti in gran parte dall’Est Europa non ci sono più: partiti. Molte le disdette per l’ultima parte della stagione, soprattutto quelle delle settimane bianche scolastiche. Così alcuni alberghi hanno chiuso o quasi, mentre gli esercizi commerciali al dettaglio, nonché il settore della ristorazione, ne hanno ovviamente risentito. Il timore adesso è che la stagione invernale finisca in anticipo.
Però qualche dato positivo si registra ancora: alcune strutture, quelle con clientela prevalentemente italiana, contano nonostante tutto su una significativa presenza. E la frequentazione delle seconde case è un po’ aumentata, anche per la chiusura delle scuole, che ha permesso a famiglie del basso Veneto di godere delle bellezze e delle attrattive della valle del Biois.
IL BILANCIO
Non ci sono solo cattive notizie: i dati erano ottimi, perlomeno fino all’arrivo dell’emergenza coronavirus. Quest’inverno c’è stata un’affluenza «molto maggiore rispetto agli anni scorsi di turisti italiani e stranieri, un “movimento” che ha fatto ricordare le colonne di automobili che entravano in val del Biois nei tempi passati. Il comprensorio sciistico è stato molto frequentato, con un aumento percentuale a due cifre rispetto all’anno scorso», secondo le stime degli operatori del settore.
Ed ecco la seconda buona e promettente notizia. La stagione estiva è in molte strutture già prenotata. Nessun problema quindi per luglio e agosto. Almeno al momento. Anzi, circola la sensazione che a seguito dell’emergenza sanitaria la montagna verrà apprezzata particolarmente, come luogo più sicuro, anche perché meno densamente abitato delle grandi città, capace di offrire escursioni salutari, aria pulita e acqua buona. Anche questo costruttivo ottimismo è una buona notizia, capace di mettere in ombra l’inevitabile emergenzialità di questi giorni.
(si ringrazia Duilio Scardanzan per le informazioni e la stesura dell’articolo)