Cacche di cane nel giardino della chiesa, il parroco pensa di mettere la telecamera

Cacche di cane nel giardino della chiesa, il parroco pensa di mettere la telecamera

Quando è troppo è troppo, avrà pensato il parroco. E così ha deciso di scrivere un messaggio, forte e chiaro, ai suoi parrocchiani. Se non dovesse bastare, arriverà una videocamera di sorveglianza.

Succede a Calalzo di Cadore, dove qualcuno ha scambiato il giardino della chiesa per un’area dove far fare i bisogni al cane. Il don si è trovato più di qualche deiezione. E va bene pulire e va bene porgere l’altra guancia, ma fino a un certo punto. È così che stato scritto e apposto un cartello. Chiarissimo: «Vorrei ricordare che questo luogo non è un wc per i cani. È zona della chiesa, da rispettare» si legge nell’avviso appeso alle pareti della chiesa. «I padroni sono pregati di raccogliere le feci – come prevede la legge – oppure di cambiare posto. Altrimenti sarà da posizionare una telecamera».

Insomma, se serve minacciare la videosorveglianza per avere decoro e rispetto dei luoghi sacri, è evidente che c’è un problema.

«Mi sono trovato già più volte a dover schivare le feci dei cani una volta sceso dall’auto arrivando per la messa a Calalzo… una volta mi è andata male, ma ora credo sia giusto segnalare per poter migliorare la situazione dell’indecenza e del poco rispetto che si sta verificando proprio nella zona della chiesa, luogo sacro, oltre che zona di parcheggio per coloro che si recano a messa» dice il parroco, don Simone Ballis, con un lungo e accorato post su Facebook. «Questo luogo come tutte le zone adiacenti i luoghi sacri vicino alle mura – questo vale anche per le altre chiese – non è un wc per i cani. In ogni caso a norma di legge le feci degli animali vanno raccolte dai padroni e non lasciate lì in bella vista. È indecoroso e poco rispettoso. Oggi arrivando a Calalzo, vedendo ben quattro feci di cani mi sono detto che così non va. Ho posizionato un cartello per richiamare il rispetto e le regole, ho pensato di scrivere un post, affinché arrivi, non tanto per polemizzare ma per aiutarci a riflettere sulla modalità di approccio e di rispetto che abbiamo nei confronti della cosa pubblica, del Sacro e degli altri, visto che sono quasi 6 anni che sono solito parcheggiare lì quando arrivo per la messa. Speriamo che tutto questo possa servire per crescere nell’educazione che il buon don Bosco definiva “cosa del cuore”. Se manca il cuore manca l’essenziale».

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