Buoni spesa a tanti uomini single, fra i 30 e i 50 anni: «Dati preoccupanti»

Buoni spesa a tanti uomini single, fra i 30 e i 50 anni: «Dati preoccupanti»

 

Italiano, unico componente del nucleo familiare, e con un’età compresa fra i 30 e i 50 anni: è l’identikit del cittadino medio che ha ricevuto i buoni spesa erogati dal Comune di Belluno. L’analisi, condotta dai Servizi sociali di Palazzo Rosso, ha permesso di tracciare un quadro preciso delle criticità sociali ed economiche causate dall’epidemia di Covid-19. 

Entrando nel dettaglio, le richieste giunte in municipio sono state 999: 565 accolte, 419 respinte, mentre 15 sono arrivate oltre i termini previsti. Il totale delle persone dichiarate è di 2685; quelle che hanno beneficiato dei buoni, 1585. Nel complesso, il Comune guidato dal sindaco Jacopo Massaro ha erogato buoni spesa per 184.800 euro sui circa 190mila trasferiti dal Governo. E i restanti 4950 euro sono stati impegnati per il servizio della mensa dei frati della parrocchia di Mussoi. 

Come anticipato, quelle più in crisi sono le famiglie monopersonali (169 richieste accolte), seguite dai nuclei composti da tre e due persone (114 e 113 domande accolte). Incrociando i dati di età e membri del nucleo, emergono le problematiche delle famiglie “singole” soprattutto nella fascia degli Under 29, in difficoltà nel reperire un’occupazione stabile, e degli Over 50, con situazioni precarie di lavoro o con problemi nel reinserimento nel mondo occupazionale. 

«Sono dati preoccupanti, che rilevano un incremento significativo delle persone in stato di bisogno – commenta l’assessore alle Politiche sociali, Lucia Pellegrini -. L’iniziativa dei buoni spesa ci ha consentito di fare un bilancio delle categorie più colpite: giovani senza lavoro stabile o con rapporti di lavoro temporanei o precari, famiglie numerose, persone con più di 50 anni espulse dal mondo del lavoro. La pandemia ha messo in evidenza la vulnerabilità di alcune fasce di popolazione, che stanno scivolando in maniera silenziosa verso condizioni di povertà: molti non hanno reddito, due richiedenti su tre pagano un affitto. Ciò significa da un lato come sia complesso avere una casa di proprietà e dall’altro come sia meno attrattivo oggi l’acquisto di un immobile rispetto ad altre esigenze. È quindi evidente come il settore sociale debba prepararsi ad affrontare nuovi scenari e nuove sfide di fondamentale importanza per il futuro». 

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