Cavilli, normette, lacciuoli. Una parola sola: burocrazia. Ma una parola da 57 miliardi di euro. Tale il costo che ogni anno grava sulle imprese italiane a causa del cattivo funzionamento della complessa e farraginosa macchina burocratica. Il calcolo è stato effettuato dalla Cgia di Mestre. E c’è una sorpresa: nel Veneto che paga a caro prezzo la burocrazia, c’è il Bellunese che invece risente meno della farraginosità sulla sua economia. Anche se il costo finale supera comunque i 200 milioni di euro l’anno. Mica bruscolini.
L’ufficio studi della Cgia ha provato a stimare a livello provinciale e regionale a quanto ammonta il peso della burocrazia sulle imprese delle diverse aree geografiche, calcolando l’incidenza del valore aggiunto sui 57 miliardi di euro di costo annuo. Il Veneto spende circa 5,3 miliardi di euro ogni anno ed è al terzo posto dietro Lombardia (12,6 miliardi) e Lazio (6,5 miliardi). Belluno, invece, si ferma (si fa per dire) a 218 milioni di euro di spese per la burocrazia. Una cifra che, a fronte di uno snellimento della macchina burocratica, potrebbe diventare economia reale. In ogni caso, si tratta di una delle cifre più basse del Nordest: le altre province venete (Rovigo a parte) sono su standard ben diversi. Motivo? Il valore aggiunto che producono è decisamente più elevato rispetto a quello della provincia dolomitica, dove il tessuto imprenditoriale non è a maglie così strette come altrove.