36 giorni in meno di neve, che ne sarà del turismo invernale?

36 giorni in meno di neve, che ne sarà del turismo invernale?

«La montagna senza uomo non ha futuro». Sic dixit Zaia. Un videomessaggio di poche parole, per i saluti istituzionali al convegno “La nuova montagna. Il territorio, il turismo e le comunità: quali risposte davanti alle sfide del cambiamento climatico”, organizzato dal Corriere delle Alpi. Ma, indipendentemente da come la si pensi a livello politico, quanto detto dal governatore del Veneto è corretto. 

La montagna spopolata, deserta, non può sopravvivere. Serve trovare un modello di sviluppo improntato alla sostenibilità – economica, sociale, ambientale. Ma comunque di sviluppo bisogna parlare. E quanto emerso dal convegno di ieri è solo un primo passo. Un passettino. Perché mettere d’accordo la frangia ambientalista con la visione imprenditoriale che fa del turismo un business non è certo facile e tantomeno possibile in un pomeriggio qualsiasi di febbraio.

IL CLIMA CAMBIA…

Il punto di partenza è fuori dalla porta: è febbraio ma ci sono 10 gradi alle 7 di sera. Eccolo là, il cambiamento climatico che spicca nel titolo della serata. E che entra prepotentemente nel dibattito.

«Negli ultimi 50 anni le Alpi hanno registrato una riduzione della copertura nevosa» dice la presidente di Confindustria Lorraine Berton. «Si calcolano 36 giorni in meno di neve all’anno rispetto alla media storica dell’ultimo secolo. Il cambiamento è obbligato. E la domanda è una sola: ci sarà il ritorno verso le terre alte?».

Difficile rispondere. Quel che è certo è che la domanda rischia di essere essenziale per una provincia come quella di Belluno, soggetta alla crisi demografica e schiacciata tra montagne autonome che invece crescono e prosperano. 

«La montagna non è tutta uguale. Ha gli stessi problemi e le stesse dinamiche. Ma lo sappiamo bene: non ha gli stessi strumenti ovunque» dice il presidente della Provincia, Roberto Padrin, riferendosi a Trento e Bolzano. «Lo spopolamento è la grande conseguenza, oltre che la grande criticità. Perché meno abitanti significa inevitabilmente meno servizi. E meno servizi significa meno abitanti. È un circolo vizioso che conduce in una spirale demografica senza apparente soluzione. Servirebbero norme ad hoc sulle aree a fallimento di mercato. E ancora una volta torniamo all’autonomia».

…E LA MONTAGNA È IN GRADO DI ADATTARSI? 

Spopolamento e autonomia non sono fuori dal focus del convegno. Perché se il clima cambia e la pianura diventa invivibile, la montagna guadagna spazi nuovi. A patto che sappia garantire servizi. E che rimanga abitata, adattandosi. «Evolvendosi» dice Valeria Ghezzi, presidente delle società di impianti a fune. E qui spunta il modello di business che la montagna vuole darsi. Ancora turismo invernale, anche se le stime più pessimiste dicono che entro il 2050 non nevicherà più sulle Alpi?

«Il dibattito sulla neve esiste da trent’anni eppure gli investimenti continuano. Vuol dire che sappiamo quel che facciamo» sottolinea Ghezzi. «Il problema degli impianti di risalita è ideologico. Perché non sono infrastrutture qualsiasi, ma mezzi di trasporto. E la montagna non è una seggiovia, ma quello che c’è quando uno scende dall’impianto. La neve è ancora il fattore trinante del turismo montano, ma è ovvio che non può essere l’unico fattore».

Lo conferma Massimo Feruzzi di Jfc, l’osservatorio del turismo montano. «Sono in forte aumento le persone che vogliono vivere la montagna in maniera lenta, lontano dalla folla. Ma è anche aumento anche la richiesta di chi vuole socializzare e frequenta la montagna nei momenti di punta. La montagna oggi è attrattiva per lo sport, l’outdoor ma anche per relax ed enogastronomia». E un dato spicca su tutti: in Italia 4 milioni persone praticano lo sci alpino. Crescono anche sci alpinismo e ciaspe. Insomma, la domanda resta: che futuro avrà la montagna? Un futuro che dovrà per forza fare i conti con il presente e con il clima che cambia. Ma non può prescindere dalla presenza umana e dallo sviluppo. Quindi anche dal turismo. A meno che non si decida di chiudere le terre alte sotto una campana di vetro e farle vivere di sussidi. Più di Trento e Bolzano.

© Copyright – I testi pubblicati dalla redazione su newsinquota.it, ove non indicato diversamente, sono di proprietà della redazione del giornale e non è consentita in alcun modo la ripubblicazione e ridistribuzione se non autorizzata dal Direttore Responsabile.

TAG
CONDIVIDI
Articoli correlati
© 2023 NIQ Multimedia s.r.l.s. – C.F. e P.IVA: 01233140258
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Belluno n. 4/2019
Web Agency: A3 Soluzioni Informatiche
Made by: Larin
News In Quota
Torna in alto