Vanoi, oltre 300 in piazza per dire no

Vanoi, oltre 300 in piazza per dire no

Politici, istituzioni, sindaci, giovani e giovanissimi, cittadini e sindacati, bandiere di partito e striscioni. Il coro del “no” alla diga del Vanoi è sempre più nutrito e unanime. Tanto che a guardare la piazza di Lamon di ieri (sabato 5 ottobre) vien difficile credere che qualcuno possa volerla, la diga. Eppure, l’idea progettuale va avanti. E la prossima settimana ci sarà un’ulteriore tappa online del dibattito pubblico sull’opera.

Ieri intanto è andata in scena la manifestazione di piazza convocata a Lamon. C’erano oltre 300 persone, forse 400. Tra striscioni e interventi dal palco, si è levata una contrarietà senza se e senza ma. Erano presenti diversi amministratori locali, il presidente della Provincia di Belluno con i consiglieri Massimo Bortoluzzi e Matilde Vieceli, diversi consiglieri regionali tra cui la bellunese Silvia Cestaro, rappresentanti della Provincia autonoma di Trento, associazioni…

LA PROVINCIA

«Finché sarò presidente di questa bellissima provincia, farò tutto il possibile per fermare quest’opera» ha detto dal palco il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin. Che ha ricordato la diga del Vajont e la scelta scellerata di costruirla in una zona geologicamente errata. «Anche il Vanoi insiste in zona P4 del piano di assetto idregeologico. Cosa significa? “Pericolosità da frana molto elevata”» ha aggiunto Padrin. «La Provincia ha detto fin da subito no, con atti ufficiali. Lo ha fatto un anno esatto fa: era proprio il 5 ottobre 2023 quando il consiglio provinciale ha approvato la prima delibera di contrarietà all’impianto. Poi lo ha ribadito il 16 maggio scorso, all’unanimità, con una nuova delibera che ha visto d’accordo anche il nuovo consiglio provinciale. Ma la Provincia ha dichiarato anche in altre forme il suo no. Alle due tappe del dibattito pubblico svoltesi online. Alla tappa in presenza di Canal San Bovo e a quella di Cittadella, dove sono intervenuti il consigliere provinciale delegato Bortoluzzi e la struttura tecnica».

I GIOVANI

Anche la Rete degli Studenti Medi Belluno-Feltre si è unita alla manifestazione. «Siamo stanchi di queste decisioni calate dall’alto sulle nostre teste, quando la popolazione è contraria, decisioni prese senza consultarci. Siamo stanchi che la montagna venga considerata solo come un pozzo di risorse a cui attingere, che possa essere sventrata di tutto, senza considerare chi ci abita e le loro esigenze» ha detto dal palco Serena De Marchi. «Siamo stanchi che in una provincia in cui già i servizi per i cittadini e gli studenti sono scarsi, si pensi di poter costruire opere enormi e pericolose, e venga posta l’attenzione a progetti che non mirano a migliorare la nostra condizione di vita».

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