Messa “drive-in”? Sembrerebbe impossibile, invece c’è chi ci ha pensato. Più di mezzo secolo fa. Oggi non restano che tracce, piccoli elementi di un progetto che originariamente era grandioso e avveniristico. Dove? Nella chiesa parrocchiale di Cavarzano.
Il quartiere più popoloso di Belluno aveva una sua chiesetta, quella dei santi Giuditta e Quirico, ancora ben visibile vicino alla casa di riposo. Quando però la popolazione si allarga, nasce la necessità di un edificio più spazioso e moderno. Sono gli anni in cui il capoluogo dolomitico pensava di espandersi e di raggiungere in pochi anni i 60-70mila abitanti. Sono gli anni in cui Cavarzano nei piani urbanistici è pronta a diventare una sorta di città-giardino, sul modello di altri quartieri simili nelle grandi metropoli. E proprio in questo disegno rientra il piano della nuova chiesa, firmato Adriano Alpago Novello e Vincenzo Barcelloni Corte.
Corre l’anno 1959. Il progetto è ambizioso: realizzare un Tempio nazionale dedicato alla Madonna della Strada. Un edificio che fin dalla forma esterna richiami proprio la strada, con una rampa che sale all’interno della chiesa. In pratica, un tempio a forma di cono, con strada annessa, collegata alla canonica e agli altri edifici parrocchiali.
La prima pietra viene posata nel maggio del 1963. Ma pochi mesi dopo arriva la sciagura del Vajont a interrompere i lavori. Il progetto si ridimensiona, perché le risorse statali previste vengono dirottate tutte sulla ricostruzione del disastro. E così il grande tempio viene ridotto. La struttura a cono non c’è. La rampa che sale neppure. Ciò che resta oggi – concluso nel 1967 – è solo la cripta di quello che doveva essere il grande tempio, con il troncone di canonica e oratorio che avrebbe dovuto essere parte della struttura. Anche l’intitolazione cade: non più Madonna della Strada, ma Visitazione della Beata Vergine Maria.
