Un tandem alla guida dei Fondi di confine. Bond chiama De Menech al suo fianco

Un tandem alla guida dei Fondi di confine. Bond chiama De Menech al suo fianco

L’aveva anticipato. Dario Bond, il nuovo presidente del comitato paritetico del Fondo per i Comuni confinanti, ha voluto al suo fianco il suo predecessore Roger De Menech per gestire la partita degli 80 milioni di euro che ogni anno Trento e Bolzano erogano a 48 comuni con loro confinanti e alle province di Belluno, Vicenza, Verona, Brescia e Sondrio. Del resto la macchina è complessa da avviare e mettere a punto. Quattro mani sono meglio di due.

«Non appena nominato dal ministro Gelmini – spiega Bond – ho subito chiamato Roger per chiedergli se fosse disponibile a darmi una mano, data la sua grande esperienza in merito e la competenza dimostrata. Lui ha accettato e quindi eccoci qui. De Menech sarà di fatto il consigliere del presidente».

Un tandem forse irrituale, in un periodo dominato da campanili e incomunicabilità tra i partiti. «In un momento come questo, segnato dalla ripartenza post pandemia – prosegue Bond – non è tempo di fare politica partitica. Bisogna collaborare. Le prossime scadenze del Fondo si possono definire storiche e avranno fondamentali ricadute sul territorio». Anche perché in ballo c’è pure la gran messe di denaro che arriverà dai decreti Sostegni e soprattutto dal Piano nazionale di rinascita e resilienza.

«L’approccio più corretto per il Fondo dei Comuni di confine è proprio questo – aggiunge De Menech – perché non dimentichiamo che parliamo di un fondo territoriale, che in un certo senso obbliga a lavorare assieme». Ed è ciò che, rivendica l’ex presidente del comitato di gestione, si sta già facendo. «L’ultima programmazione (che copre le annualità 2019 – 2023, ma che verrà probabilmente prorogata al 2026) ha sempre più spostato il focus sui progetti di area vasta, che coinvolgono per il solo Bellunese oltre 40 comuni di prima e seconda fascia e spesso l’intera provincia».

Va ricordato, infatti, che gli 80 milioni di euro (versati alla pari da Trento e Bolzano) sono suddivisi in due canali. Ogni anno 500mila euro entrano nelle casse dei 48 comuni confinanti, per un totale di 24milioni di euro. Il resto, tolte le spese di funzionamento del fondo, vanno alle 5 province coinvolte, secondo dei parametri complessi che tengono conto di una serie di fattori. Risultato: la provincia di Belluno si trova così a gestire circa 26milioni di euro per progetti di “area vasta”, che coinvolgono cioè interi territori. In questi anni sono stati investiti, ad esempio, circa 30milioni di euro sulle piste ciclabili e una decina sulla sanità, tra gli ospedali di Feltre, Lamon e Agordo.

Soldi, si badi bene, destinati esclusivamente a spese di investimento. «Che sono fondamentali, ma che da sole rischiano di non bastare», spiega Bond, che si pone l’obiettivo di destinare una parte dei soldi alle spese correnti. «Sono queste le cose che mi chiedono i sindaci e gli amministratori che sto incontrando: per far funzionare i servizi serve liquidità. Pensate alla sanità, o alle case di riposo: rischieremo di avere fra qualche anno strutture nuove, moderne, ma poi bisogna poter pagare medici, infermieri e operatori sanitari».

Per ora questo non è possibile, se non per una piccolissima quota, l’1,5%, legata però direttamente ai progetti di area vasta. «E’ l’esempio dell’Investiscuola – spiega De Menech -. Abbiamo sistemato decine di scuole della provincia con i fondi di confine e poi, come prevede la normativa europea, abbiamo avuto la possibilità di finanziare per 5 anni un servizio ad esse legato come il biglietto unico per gli studenti della provincia».

«Per cambiare la destinazione dei soldi serve riuscire a convincere tutti – chiosa Bond – a cominciare dallo Stato. Mi impegnerò personalmente in Parlamento, parlando con tutti. A partire dal ministro dell’Economia, Daniele Franco».

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