Un dubbio e una certezza: mentre nubi scure si addensano sul futuro di Investi Scuola – il progetto “erede” dell’Unico Studenti che per anni ha consentito di uniformare il costo dell’abbonamento del trasporto per gli studenti in tutta la provincia, uno strumento da tutti visto come importante mezzo di contrasto all’abbandono delle terre alte e allo spopolamento -, arriva l’annuncio che a breve verranno riviste al rialzo le tariffe di biglietti e abbonamenti del trasporto pubblico locale.
Così, in attesa di conoscere a quanto ammonterà l’aumento, ci si concentra sul futuro di Investi Scuola: da sempre sostenuto dalla Provincia di Belluno, dal Consorzio Bim Piave e dal Fondo dei Comuni Confinanti, dal prossimo anno scolastico si vedrà costretto a perdere – per ora – l’appoggio di quest’ultimo. Il motivo? Il Fondo non può finanziare servizi, e finora lo ha fatto solo grazie a una deroga.
All’appello manca circa un milione di euro: il presidente Padrin ha già assicurato di essersi mosso per cercare il sostegno dei privati: «Questo è un problema di tutto il territorio bellunese», afferma. Da parte sua, Palazzo Piloni attende notizie da Anas per capire a quanto ammonteranno i trasferimenti relativi alla partita Veneto Strade, così da poter liberare risorse da destinare anche a questa iniziativa.
Al momento, senza il rinnovo di Investi Scuola, le famiglie bellunesi si troverebbero a dover pagare gli abbonamenti a prezzo pieno. con una spesa maggiore calcolata tra i 100 e i 300 euro, al netto degli aumenti annunciati da Padrin, a seconda della distanza; l’impegno per trovare una soluzione – non solo per l’anno scolastico 2023-2024, ma per dare continuità all’iniziativa – è dunque massimo.