Tra disastro e architettura. La ricostruzione di Longarone in mostra fino a fine ottobre

Tra disastro e architettura. La ricostruzione di Longarone in mostra fino a fine ottobre

“Longarone 1963-1972: i piani e le architetture per la ricostruzione”. È questo il titolo della mostra inaugurata ieri (2 settembre). L’esposizione, curata da Roberta Albiero con il Comune di Longarone, l’Università Iuav di Venezia e Iuav Archivio Progetti, ripercorre sessant’anni dopo la tragedia del Vajont i piani e i progetti per la ricostruzione di Longarone.

L’indomani della tragedia all’Università Iuav di Venezia, e al suo allora direttore Giuseppe Samonà, fu assegnato il progetto dell’intero piano di ricostruzione che avrebbe dovuto trovare immediata attuazione. Un’operazione complessa, unica nel suo genere e che non aveva precedenti in Italia, a cui collaborarono tra i più importanti architetti del panorama italiano del ‘900. 

Samonà fu in grado di redigere in tempi record una serie di schemi che andavano dalla grande alla piccola scala: accanto a lui operò un gruppo di giovani architetti (Costantino Dardi, Emilio Mattioni, Valentino Pastor) concentrati su singoli progetti. Divergenze, incomprensioni e ostacoli non consentirono di portare a compimento l’intero programma così come inizialmente concepito. Questa prima fase si concluse di fatto poco dopo il 1970 con il progetto della chiesa dell’Immacolata.

In una seconda fase, subentrarono altri architetti: prima Gianni Avon e Francesco Tentori di Udine, poi Edoardo Gellner attivo a Cortina: a tutti fu chiesto sia di “ammorbidire” le linee di un piano giudicato da alcuni troppo radicale, sia di realizzare alcuni edifici secondo modelli più vicini alla sensibilità dei superstiti.

Allestita nel centro storico di Longarone, nell’edificio adiacente a Palazzo Mazzolà, la mostra illustra tre piani di ricostruzione e una decina di progetti di opere realizzate e non. Tra questi spiccano le scuole elementari “Bambini del Vajont” di Costantino Dardi, il Cimitero ipogeo di Muda-Maè di Avon, Tentori e Zanuso, e la chiesa monumentale di Giovanni Michelucci.

Tema della mostra è anche la tutela di tali opere, che si pone oggi con un duplice problema di conservazione, legato sia alla memoria sia alla conoscenza dei singoli manufatti: il primo trova risposta nell’Archivio Progetti, custode della quasi totalità dei documenti; il secondo apre importanti questioni di salvaguardia, a fronte di edifici per la quasi totalità realizzati in calcestruzzo a vista e facilmente degradabili.

La mostra vuole essere l’occasione per scoprire e analizzare le motivazioni che hanno portato alla Longarone così come la conosciamo oggi, un eccezionale complesso di opere contemporanee costruite nell’arco di un decennio in grado di suscitare ancora oggi reazioni forti e contrastanti, ma che di fatto fanno di Longarone un museo di architettura contemporanea a cielo aperto.

La mostra sarà visitabile fino al 30 ottobre, aperta tutti i giorni dalle 9 alle 17.30 (chiusa martedì pomeriggio). Ingresso libero.

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