Il Natale è archiviato e il primo segmento della stagione invernale è alle spalle. Anche se chiamarlo inverno è esagerato. Tardo autunno o primavera anticipata sembrano definizioni più azzeccate. Basta guardare il paesaggio per avere la conferma: prati ancora verdi, le prime gemme che cominciano timidamente a spuntare sugli alberi e addirittura qualche fiore giallo di forsizia che prova a sfidare il calendario. Questa la situazione nella parte bassa della provincia.
Ma non è che vada meglio in montagna. Le piste reggono come lingua bianca in mezzo al verde. La poca neve naturale caduta a metà dicembre è un ricordo in molte stazioni sciistiche. E lo sci non può esimersi da alcune riflessioni sul futuro. Perché se i prossimi inverni saranno come questo, diventa dura mandare avanti la baracca del circo bianco.
Già quest’anno è durissima. Le piste hanno dovuto sparare neve artificiale, a costi esorbitanti. Ma il terreno viveva ancora di condizioni autunnali e quindi – come si dice in montagna – tendeva a “mangiarsi la neve”. Il freddo non si è mai visto, a parte una timida parentesi a metà dicembre, quando sembrava arrivato per davvero il “generale inverno”. Era solo una finta: negli ultimi due mesi il gelo non ha mai attecchito.
I DATI
Lo dicono i dati raccolti dalle centraline Arpav. A Cortina (in paese) ad esempio dicembre ha mostrato appena due giornate con massime sotto zero. E appena cinque notti con minime da montagna d’inverno. Per il resto, temperature attorno allo zero, poco invernali e scarsamente utili all’innevamento artificiale (che sì, può contare su tecnologie per cui i cannoni sparano anche con il “caldo”, ma non è normale che a fine anno passati i 1.000 metri ci siano valori così tiepidi).
Incredibili le temperature registrate da Arpav in Faloria (2.235 metri sul livello del mare): quindici giorni su trentuno sono stati caldi, con massime abbondantemente sopra lo zero (quindi con fusione della neve nelle ore diurne), addirittura con punte di quasi 7 gradi il 20 e 21 dicembre; le minime solo in quattro notti sono andate in doppia cifra sotto lo zero (-16 l’11 e il 12 dicembre; -14 il 12; e -10 il 13); per il resto, valori anomali, con il picco di caldo a Capodanno, quando la minima della notte è stata di 0 gradi.
Sono temperature che accomunano un po’ tutte le aree sciistiche dell’alto Bellunese. Ad Arabba, tanto per citare un altro caso, si sono registrate le massime più alte della montagna, i primi giorni di gennaio: il 5 il termometro ha raggiunto i 10 gradi, con minima della notte ferma a +1.
E che dire delle Prealpi? In Faverghera (Nevegal) il termometro non scende sotto le zero neanche di notte da più di una settimana. Esattamente come in Alpago (Casera Palantina) dove il 5 si sono sfiorati gli 11 gradi di giorno. Va peggio al Monte Avena, dove sembra marzo inoltrato: massime e minime costantemente sopra lo zero (anche abbondantemente) ormai da otto giorni.
E ADESSO?
La situazione è cambiata leggermente ieri (domenica 8 gennaio), con valori più freschi e neve sopra i 1.000 metri sulle Dolomiti. Ma come un rondine non fa primavera, così non basta una nevicata a fare inverno. Anche perché a guardare le previsioni a lungo raggio, rischia di essere una rapida incursione, nulla più. Il generale inverno non vuol saperne di mettere le tende. E lo sci che fa?