Sabrina, l’ostetrica: «Le mamme in gravidanza non vanno mai lasciate sole»

Sabrina, l’ostetrica: «Le mamme in gravidanza non vanno mai lasciate sole»

 

La gravidanza non è altro che un viaggio: meraviglioso e intenso. Ma impegnativo. Lo è sempre: ancor di più, in un’epoca caratterizzata dal Covid-19. Dove una donna, con una piccola vita in grembo, è travolta quotidianamente da parole come “contagi”, “infetti”, virus”, “mortalità”. Mantenere un equilibrio non è facile. Anzi, è un’impresa da titani.

E allora serve una figura di riferimento. Il marito, di sicuro. Ma c’è un’altra persona in grado di infondere fiducia e tranquillità, rassicurazioni e conforto: l’ostetrica. Come Sabrina Galantin. 

 

Dottoressa Galantin, quali sono le maggiori paure di una donna incinta durante la pandemia? 

«Sono essenzialmente tre: la paura di essere contagiata, il fatto che sia il neonato a contrarre il virus. E poi vivere il travaglio senza il papà. Nel primo caso, però, sembra che la placenta rappresenti una sorta di barriera per arrestare il Covid, anche se mancano risposte definitive in tal senso, mentre i neonati contagiati sono 15 in tutta Italia: un numero quindi ridottissimo. E anche la presenza del papà ora è più sicura: nei mesi di marzo e aprile, tutto sarebbe stato più difficoltoso, mentre in questo periodo, prima del travaglio, entrambi i genitori vengono sottoposti al tampone per scongiurare ogni rischio». 

 

Che tipo di consigli è solita offrire alle mamme? 

«Attenersi alle indicazioni promosse dal ministero della Salute e rispettare il distanziamento sociale. Ma è altrettanto importante mantenere e coltivare i contatti, anche a livello telematico. Una mamma non va mai lasciata sola: perché la solitudine, in gravidanza, è un fattore di rischio anche per la depressione post parto. Qualsiasi timore si gestisce con il sostegno relazionale. E le corrette informazioni». 

 

Che ruolo rivestono i futuri papà? 

«Coloro che hanno lavorato meno, a causa del lockdown, sono stati maggiormente coinvolti. E in diversi ambiti: a cominciare dai corsi pre-parto online. In sostanza, hanno avuto l’opportunità di rivelarsi per ciò che sono: indispensabili al benessere delle mamme e del bimbo». 

 

La sua professione ha subìto delle trasformazioni? 

«Nelle prime settimane di pandemia, il lavoro si è ridotto molto. Non ho più condotto attività di gruppo: in compenso sono stata sommersa di telefonate e messaggi, visto che il consultorio era chiuso e i pediatri rispondevano soltanto alle urgenze. Così, ho promosso dei corsi online, in modo da affiancare comunque le donne in gravidanza. E sono andata spesso a domicilio, con tutti i dispositivi necessari. Di solito, inizio il travaglio insieme alle gestanti e le accompagno in ospedale fino al momento del parto. Ora questo non lo posso più fare. Nel senso che in ospedale possono entrare solo i genitori. E allora, non mi resta che aspettare a casa il fatidico messaggino». 

 

Come ricorderà il particolare momento storico? 

«Mi ha insegnato parecchio: ho promosso nuove attività. E dedicato più tempo alle mie tre figlie: in questo senso, sono riuscita a organizzare il lavoro in base alle loro priorità». 

 

Il Coronavirus ci cambierà? 

«Ci ha dato tante occasioni per cambiare, ma non so se tutti le coglieremo. E vale pure per me». 

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