Scappano dalla guerra e il turismo apre loro le porte per i lavori stagionali

Scappano dalla guerra e il turismo apre loro le porte per i lavori stagionali

Si avvicinano al migliaio (sono 915 quelli attualmente censiti) i profughi ucraini in fuga dalla guerra giunti nel territorio bellunese. Quasi tutti, finora, ospiti di parenti ed amici, mentre per alcuni è stata trovata momentanea sistemazione nelle varie strutture messe a disposizione da Comuni e curia. Con i maschi impegnati a vario titolo al fronte si tratta principalmente di donne, molte con figli. Ma ci sono anche 19 minori non accompagnati. I dati sono emersi ieri al termine della cabina di regia settimanale in Prefettura. Migliora la situazione sanitaria. Sono 1.091, riporta l’Ulss1, i tamponi realizzati finora, con il tasso di positività sceso al 5,7% (si era oltre il 10% solamente la scorsa settimana).

Insomma, la macchina della solidarietà si è messa in moto e sta viaggiando a pieno regime. Anche in ambito scolastico: sono infatti già una cinquantina i ragazzi ucraini accolti nelle scuole bellunesi.

La riunione è stata l’occasione anche per ricordare ai primi cittadini le nuove disposizioni del Governo. Previsto un assegno di 300 euro al mese per ogni profugo che troverà alloggio in maniera autonoma, presso parenti o amici, e di 150 euro per ogni minorenne. Attivato anche il sistema di accoglienza attraverso cooperative ed enti del Terzo settore, che potranno contare su 33 euro al giorno per ogni persona accolta. Resta invece in sospeso la quota spettante ai Comuni: «Servono i ristori – fa da portavoce dei suoi colleghi il sindaco di Belluno, Jacopo Massaro – perché anche noi stiamo affrontando spese ingenti (si pensi solo ai pasti e alle cure sanitarie) per le quali al momento non c’è copertura».

«I ristori arriveranno – rassicura il prefetto di Belluno, Mariano Savastano – ma prima servono apposite convenzioni con le associazioni del Terzo settore. A questo proposito invito i primi cittadini ad apportare al più presto le necessarie modifiche alla bozza di convenzione consegnata loro un paio di settimane fa».

Sul tavolo prefettizio anche il tema legato al lavoro. Da un lato gli operatori turistici, alle prese con la ripartenza post covid e una grave carenza di personale. Dall’altra le persone in fuga dalla guerra, spesso preparate, con titoli di studio e professionalità da poter mettere a disposizione. Due mondi che, perché no, si potrebbero incontrare. Ci sta lavorando Veneto Lavoro, che sta mettendo a punto una piattaforma ad hoc dove poter far coincidere domanda e offerta. D’altra parte i buoni esempi di integrazione non mancano. Tra le donne ucraine arrivate in provincia nell’ultimo mese alcune hanno già trovato lavoro: si tratta di tre infermiere, due delle quali assunte a Feltre e una a Belluno.

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