Prima della guerra erano turisti. Quasi 6 milioni di euro dalle presenze di russi e ucraini sulle Dolomiti

Prima della guerra erano turisti. Quasi 6 milioni di euro dalle presenze di russi e ucraini sulle Dolomiti

Oggi sono in guerra, tra le bombe. E qualcuno arriverà a Belluno come rifugiato di guerra e profugo. Ma fino a qualche mese fa – prima del Covid – hanno frequentato le Dolomiti come turisti. Nell’ultimo decennio infatti il business vacanziero ha visto aumentare e non poco il flusso di persone dall’Est Europa, Russia e Ucraina comprese. E la situazione geopolitica attuale distrugge anche il turismo, oltre che le case, le famiglie, le città.

A farne una questione meramente economica, la guerra sta causando danni all’economia locale, perché gli effetti del conflitto si registrano anche sui conti delle imprese bellunesi, specialmente quelle più vocate all’export (). Ma a farne le spese è anche il settore turistico.

I DATI

Nel 2019, in Veneto, a conclusione di un triennio di forte ascesa, le presenze turistiche provenienti dalla Russia avevano nuovamente superato la quota di un milione, come in precedenza successo solo nel 2013 (prima della crisi in Crimea). Nel 2000, i pernottamenti di turisti russi erano solo 135mila. 

Anche i turisti ucraini hanno mostrato una significativa crescita dal 2016 al 2019, culminata con il nuovo record di presenze turistiche, oltre 300mila. All’inizio degli anni 2000, gli ospiti provenienti dall’Ucraina erano solamente poco più di 22mila. In totale, i pernottamenti dei turisti russi e ucraini rappresentavano il 2,7% del totale degli stranieri.

In provincia di Belluno nel 2019 si registravano 28.620 presenze turistiche di russi e 9.184 di ucraini (vale a dire rispettivamente il 2 e l‘1,2% di tutte le presenze straniere). Il valore economico? Notevole, soprattutto per la capacità di spesa dei russi, che hanno trovato nello sci e nell’inverno cortinese una sorta di “buen retiro”.

Le stime arrivano dalla Fondazione Think Tank Nordest e parlano di quasi 6 milioni di euro. 4,9 milioni a carico dei turisti russi, poco più di 605mila euro a carico invece delle presenze ucraine.

Se ci fosse bisogno di motivi validi per far finire la guerra, eccone un altro.

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