In quasi tutte le raffigurazioni dell’Annunciazione compare un fiore. È il giglio ed è bianco candido. Lo si vede nella celeberrima opera di Leonardo Da Vinci, retto dall’arcangelo Gabriele. Lo si nota nello sfondo dorato dell’Annunciazione di Simone Martini. Addirittura nell’Annunciazione di Jacopo da Montagnana conservata alle Gallerie dell’Accademia a Venezia, il giglio è più grande dell’angelo.
In tutti i casi, petali bianchi. Il giglio più noto, però, già fiorito in tutta la provincia, è quello di San Giovanni, la cui festività cade proprio oggi (24 giugno). Una pianta spontanea che cresce anche a bordo strada, colorando di arancione il verde delle scarpate e dei prati di montagna. Arancione, con screziature di rosso intenso. E proprio il rosso sarebbe il legame con il nome del santo.
San Giovanni infatti è il battista, l’uomo che annunciava l’arrivo di Cristo predicando la conversione e digiunando nel deserto. Il santo che battezzò Gesù nel Giordano e che subì il martirio per mano del re Erode.
La leggenda ricorda il personaggio di Salomè, figlia di Erodiade che durante un banchetto ballò nuda e fece innamorare proprio Erode. Il quale, per compiacerla promise di fare tutto ciò che gli avrebbe chiesto. Salomè chiese allora consiglio alla madre, che anni prima era stata duramente condannata da Giovanni per le sue condotte immorali. Erodiade suggerì a Salomè di chiedere la testa di Giovanni. Ed Erode la esaudì. Ecco perché ancora oggi Giovanni Battista è ricordato per il martirio. E il sangue bagnò anche il fiore del giglio. Che da quel giorno non ebbe più i petali bianchi.