Il valore della memoria moltiplicato per tremila: ovvero, per il numero degli iscritti alla pedonata.
E per trecento: cifra che fotografa i volontari, fondamentali per fare modo che tutto procedesse al meglio.
Dopo lo stop per la pandemia, è stato un ritorno nel segno delle emozioni quello della pedonata “i percorsi della memoria”, sui luoghi del Vajont. Dove sono arrivati da tutto il Nord Italia (Treviso la provincia più rappresentata con 711 iscritti, seguita dai 445 di Venezia e dai 403 di Belluno), ma anche dal Centro e dal Sud. Isole comprese, come testimonia la partecipazione di persone da Palermo, Siracusa e Oristano.
E dall’estero? Rispondono presenti in 4 dal Belgio e perfino (in 2) dalla Nuova Zelanda, oltre che da Svezia, Romania e Grecia.
Fra i partecipanti, leggera prevalenza degli uomini (53 per cento contro il 47 femminile) e la maggioranza (53 per cento) ha scelto il percorso intermedio: quello 16 chilometri.
La pedonata, come da tradizione, era aperta a ogni fascia d’età: dai più piccoli, anzi, dai neonati (la piccola Mariarosa è nata solo 45 giorni fa e Jacopo Dassiè ha solo 6 mesi) ai meno giovani. In questo caso risaltano Alfredo Pavanello (83 anni e non sentirli) e Brunetta Salmaso (79).
Impeccabile l’organizzazione dell’Associazione Vajont – Il futuro della memoria, presieduta da Renato Migotti. Chi di corsa, chi a piedi, tutti a Longarone. Tutti con un unico scopo: non dimenticare il disastro del 9 ottobre 1963, in cui morirono duemila innocenti.