Non è riuscita a superare le qualificazioni in quella che era la sua prova: i tuffi dalla piattaforma da dieci metri. Ma Noemi Batki può ugualmente sorridere. Ed essere soddisfatta. Anzi, orgogliosa: della sua ultima Olimpiade, a Tokyo. E soprattutto del suo percorso lungo una carriera scandita da ben due ori europei.
«Normalmente dopo una gara di questo tipo – ha affermato la tuffatrice, ungherese di nascita e bellunese di adozione, attraverso le sue pagine social – mi sarei sentita disperata, arrabbiata e umiliata. Invece ciò che prevale è l’essere fiera e orgogliosa di aver potuto costruire un percorso che per quasi 20 anni mi ha tenuto fra le migliori al mondo. Ovviamente dispiace, visto che nell’ultimo mese stavo saltando bene, ma non sarà questa gara a definire il mio valore e il mio merito».
Da due anni Noemi non gareggiava in competizioni internazionali di livello: «Di conseguenza mi è mancata la sensibilità nel gestire le mie sensazioni in gara. Ho fatto ciò che potevo, e anche di più, non mi rimprovero nulla, ed è grazie a questo che sono in pace con me stessa. Ho capito che il senso di continuare a saltare dopo Rio 2016 era uno solo: rendermi conto che ciò che vivi e ciò che lasci mentre rincorri un obiettivo conta molto di più della meta stessa. Grazie a chi mi ha aiutato ad arrivare alla mia quarta Olimpiade. E a viverla con un’intensità senza precedenti».
Grazie a te, Campionessa. “C” maiuscola.