«No agli autobus in via De Min». Residenti contro il nuovo piazzale della stazione

«No agli autobus in via De Min». Residenti contro il nuovo piazzale della stazione

Via De Min non si tocca. Non piace ai residenti della via adiacente la stazione di Belluno l’idea di trasformarla in area di sosta e scambio degli autobus. La proposta progettuale è contenuta nell’accordo di programma firmato tra Provincia, Comune di Belluno e Dolomiti bus per la riqualificazione del piazzale della stazione cittadina e che ha messo fine ad un iter travagliato. I lavori infatti sembravano in partenza già a giugno 2019, completata la gara d’appalto che era stata vinta da una ditta di Agrigento. Ma in quel momento i soldi della rigenerazione urbana erano stati temporaneamente bloccati dal governo giallorosso e la ditta preferì rinunciare. Nessuna delle altre che avevano partecipato alla gara diede la disponibilità a subentrare e così la procedura è dovuta ripartire.

Con l’accordo di programma, oltre a mettere nero su bianco il contributo provinciale, vengono recepite alcune modifiche richieste da Dolomitibus, che ha avanzato la necessità di avere più stalli per gli autobus, da ricavare tra via Dante, via volontari della libertà e via De Min.

In particolare, in quest’ultima via si prevede di sostituire gli attuali 12 posti auto a servizio dei residenti e delle attività ospitate negli eleganti palazzi che guardano la stazione (tra i quali studi professionali, medici e la sede della Uil) con 3 stalli di carico, sosta e scarico per le linee extraurbane. Nonché l’inversione del senso di marcia.

«Una scelta inopinata – spiegano i residenti della via, che hanno anche raccolto le firme in calce ad un documento consegnato al comune di Belluno – che metterebbe a rischio non solo la vivibilità, ma la sicurezza stessa delle persone».

Numerose le questioni sollevate dai residenti. A cominciare dagli spazi: «Via De Min è larga 9 metri – spiegano l’architetto Alberto Alpago Novello, del comitato -. Ipotizzando, come da progetto, uno stallo per i pullman di 3,20 metri e una corsia di movimento larga altrettanto, resterebbero ai lati due spazi per pedoni  e per la salita/discesa degli utenti di circa 60 centimetri sul lato est e di due metri sul lato ovest (quello più vicino alla stazione). Una soluzione che metterebbe a rischio l’assetto e la sicurezza della via, oltre a rendere difficili (se non impossibili) le manovre di entrata e uscita dai giardini privati.

Preoccupa i residenti anche l’eliminazione dei 12 parcheggi, che sottrarrebbe ai cittadini e ai fruitori dei servizi presenti in zona gli unici parcheggi a disposizione, dato che all’interno delle pertinenze dei condomini sono pochi i posti auto esistenti.

Inoltre, l’inversione del senso di marcia aggreverebbe la situazione dal punto di vista dell’inquinamento acustico e ambientale, in quanto allungherebbe i percorsi in entrata e in uscita dalla via.

«Chiediamo quindi al Comune di rivedere il progetto – spiegano i residenti – riconsiderando anche le soluzioni previste per Via Dante. Perché non valutare, assieme a DolomitiBus, la possibilità di ridurre allo stretto necessario la presenza di mezzi pubblici fermi, favorendo una maggior rotazione, riducendo così gli stalli a quelli strettamente funzionali?

Lo scorso 11 maggio il comitato per la salvaguardia di via De Min ha incontrato il sindaco Massaro e l’assessore alla rigenerazione urbana, Franco Frison: «Si sono detti disponibili a rivedere il progetto, in quanto, secondo loro, non si tratterebbe di quello definitivo». Anche se, va detto, è il progetto allegato alla delibera di giunta che formalizza l’accordo di programma.

Cerca di rasserenare gli animi l’architetto Frison: «Quest’idea accoglie le richieste fatte da Dolomitibus e quelle prospettate nel tavolo convocato in prefettura, nel quale siamo stati messi di fronte alle difficoltà di realizzare gli stalli in via volontari della libertà dal lato della caserma Fantuzzi. Ed in quella sede è stato proposto di metterne alcuni in via De Min e ci lasciamo lasciati con la prospettiva di analizzare questo aspetto, dato che dobbiamo aggiornare il progetto esecutivo con i 300mila euro messi dalla Provincia. In questi giorni stiamo ascoltando le esigenze di tutti, per cercare di arrivare ad una sintesi progettuale che contemperi le varie necessità. Poi porteremo tutto all’attenzione del prossimo tavolo in prefettura. Purtroppo, anche a causa del cambio del prefetto, i tempi si sono allungati».

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