«Salviamo le api», è lo slogan che rimbalza sui social in questi giorni di maggio. Soprattutto in occasione della giornata mondiale, in calendario giovedì 20.
Un appello più che mai attuale in questa fredda primavera che sta mettendo a dura prova anche gli apicoltori bellunesi. «Non siamo mai usciti dall’inverno – spiega Luca Stefani presidente di Apidolomiti – a causa delle basse temperature il nettare scarseggia, come pure il polline. Le famiglie di api vanno nutrite e sostenute».
La cooperativa di Limana raccoglie 700 soci sparsi per l’intero territorio e la “carestia” sta colpendo tutti. «Nemmeno chi ha portato gli alveari in pianura – continua Stefani – ha avuto raccolto. Le fioriture di tarassaco, millefiori primaverili e acacia, sono ormai perse: si tratta circa del trenta, quaranta per cento della produzione annuale di miele. Speriamo nel tiglio, nel millefiori estivo e nel castagno. Dalla pianura alla montagna gli alveari sono tutti in difficoltà».
L’apicoltore ha una funzione vitale per la sopravvivenza di questo importante impollinatore. «Un alveare selvaggio – conclude il presidente di Apidolomiti – non riuscirebbe a resistere in natura, l’acaro della varroa, senza una gestione umana, porterebbe la famiglia alla morte».
Misure di sostegno potrebbero arrivare solo nell’eventualità in cui la Regione dichiarasse lo stato di calamità. Gli apicoltori stanno salvando le api, mentre molte associazioni ambientaliste hanno avviato campagne di sensibilizzazione per scongiurarne l’estinzione.