Maestri di sci: «Ristori? Non è arrivato neanche 1 euro, la misura è colma»

Maestri di sci: «Ristori? Non è arrivato neanche 1 euro, la misura è colma»

Un anno senza lavorare. Undici mesi, per la precisione: dal 7 marzo 2020 a oggi. O meglio, al 15 febbraio, quando dovrebbero riaprire gli impianti. 

Per questo, i maestri di sci hanno deciso di unirsi. E di prendere posizione attraverso un documento congiunto in cui chiedono risposte. E fatti: «La situazione che pongono le scuole di sci è molto delicata e rischiosa per la tenuta sociale ed economica delle nostre attività. Che sono fondamentali nella filiera turistica della montagna, dei nostri territori e di chi li abita. Non possiamo attendere ulteriormente, la misura è colma fino all’orlo. Abbiamo bisogno di certezze. E con urgenza». 

Il documento è stato redatto dai direttori delle scuole di sci di Arabba (Riccardo Foppa), Dolomites Rèba (Igor Masarei), Equipe Falcade (Fulvio Valt), Marmolada (Guido De Lazzer), Alleghe Coldai (Franco Zanolli), Val Fiorentina (Ruggero Vallazza), Funny Ski (Christian Ciprian) e Civetta (Gianni Nobile): «Dallo scorso marzo abbiamo chiuso a causa del Covid, senza più riaprire. Nel periodo autunnale, in sinergia con gli impianti di risalita, le nostre associazioni di categoria hanno previsto e approvato un vademecum di misure organizzative e gestionali, mentre in dicembre è stato un continuo susseguirsi di notizie relative alle riaperture degli impianti».

Ma, nonostante la neve, nessuno ha potuto rimettere gli sci ai piedi: «Ecco allora che cominciano a spuntare i famosi ristori, i contributi, che diventeranno vitali per l’intero comparto montagna. Peccato però che finora non sia arrivato nemmeno un euro». 

La voce dei maestri di sci è unanime: «Noi mettiamo la salute al primo posto nella scala delle priorità. Operiamo all’aria aperta e, con i protocolli proposti, riteniamo che l’indice di pericolosità di contagio sia nullo. Non chiediamo assistenzialismo, un lavoro ce lo abbiamo. Solo che la classe politica attuale non riesce a considerarci un anello indispensabile del turismo montano. Vogliamo lavorare dignitosamente come recita la Costituzione italiana». 

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