“Lingua veneta”: lemma politically correct nel Sillabario d’autunno

“Lingua veneta”: lemma politically correct nel Sillabario d’autunno

Consapevoli che il successo dà alla testa, innanzitutto a noi, abbiamo reso disponibile presso la redazione di Newsinquota la lista completa dei nostri rispettivi zii, in cartaceo con autentica notarile.

Questa azione è atta a prevenire eventuali, e previsti come si deduce, attacchi alla nostra opera, laddove si invochi a nostro discapito la definizione de “nipotini di Flaiano”. Il nome di Flaiano Ennio (Pescara 1910-Roma 1972) non compare tra gli zii né di Fiabane né di Mittelmann. 

 

Mission: dichiarate di averla per farvi una posizione. Sempre quella.

Monopattino (2): diffidate dei giocattoli che ritenete vi siano stati negati quando eravate bambini.

Influencer: un brivido diffuso, una dolenzia alle ossa, un vago malessere. Non perdete tempo per accertare se la temperatura sia febbrile o meno. Mettetevi a letto senza pensare a nulla. Al risveglio bevete un’aranciata, o una limonata, provate a risolvere uno schema di parole crociate o a scrivere il nome di una città, di un fiume, di un fiore, di un calciatore, di un cane, di un autobus e di un poeta che inizino per acca. Poi alzatevi, andate alla finestra e guardate il panorama che avete davanti.

Allarme: i reiterati consigli di tenerlo permanentemente acceso ventiquattr’ore su ventiquattro hanno avuto come prevedibile conseguenza l’esaurimento della batteria e ora c     b

Consistenze: ricercatele e nominatele sempre quando si parla e si recensisce di cibo, evitate di ricercarle nelle persone e nelle opere, così, tanto per evitare delusioni.

Ripartenza: l’eterno ritorno donate loro.

Niente sarà come prima: affermazione che sottende il desiderio di non apportare alcuna modifica nella presunzione di vivere e di avere sempre vissuto nel migliore dei mondi possibili. Ah, non citate gattopardi ritenendo di apparire più colti.

Il tempo sembra essersi fermato: a voi che vi siete fermati. Rimanete lì e avrete certi benefici.

Chapeau: sciapo.

Mantra: fate come noi, ripetetevi “sono un imbecille”. Funziona.

Cuore: se non in senso cardiologico, o per citare i rispettivi capolavori di Venditti e De Amiciis (avete appena letto De Filippi?).

Lingua veneta: non è ben chiaro a quale lingua ci si intenda rapportare, certamente non il veneziano di Goldoni, non il pavano del Ruzante, probabilmente nemmeno il misto veneto cinematografico e più di un indizio farebbe escludere le poesie di Andrea Zanzotto. Ci si deve muovere per tentativi, costretti a un empirismo un poco raffazzonato che non si esclude possa generare abbagli e cortocircuiti. Con modica presunzione vorremmo proporre un esperimento che potrebbe iniziare nella città di Belluno. Ci si apposti in ora opportuna in luogo di passaggio quale una via centrale, la piazza principale o l’uscita di un supermercato o di un centro commerciale, avendo avuta l’accortezza di apporre all’altezza del petto un qualunque tesserino  o cartellino recante un nome e/o una sequenza numerica. Con espressione rilassata e asseverativa si saluti chi viene incontro anticipando l’intento di rivolgere alcune domande  comportanti semplici risposte  e affermando decisi  al contempo come non si occulti alcuna operazione commerciale o pseudobenefica.

Lei è di Belluno?” sarà la necessaria domanda iniziale e qualora la risposta sia negativa si saluterà l’interlocutore augurando un buon proseguimento della giornata, mentre a risposta affermativa, rimarcando di essere al cospetto evidentemente di un veneto/a, si  richiederà tosto l’eventuale conoscenza del termine bosgàto. Alla pressochè certa negazione si atteggi il viso a un’espressività di sorpresa e di delusione passando alla successiva domanda su cosa siano ibutèi: alla verisimile mancanza di risposta si ringrazi ostentando deluso sbigottimento e rammarico e ci si allontani scuotendo la testa e ripetendo ad alta voce “eppure è veneto“.

Uomo che si è fatto da solo: veni creator con brama di essere nominato invano. Sono sempre taciuti gli ingredienti e le procedure. Evitabile ma non privo di logica parziale il fraintendimento sull’abuso di sostanze psicotrope. Alla base del successo, lo dice anche mio zio, c’è in primis la casualità. 

Tavole sinottiche: comunque vogliano imbonirci, le previsioni del tempo non sono vangelo.

Spoilerare: nel secolo scorso la febbrile attività consistente nell’aggiungere appendici aerodinamiche generalmente posteriori ma talora anche anteriori nell’opera di taroccatura di autovetture, generalmente utilitarie, unitamente all’installazione di petomarmitte, cromature superflue, adesivi e antenne avente la finalità di renderle più vistose e moleste a fronte di incerti risultati.Oggi spolverate invece due semplici verbi in ordine alfabetico: anticipare e rivelare. Non è difficile e forse pure divertente. 

Il cartaceo: la digitalizzazione pareva dovesse limitarne l’uso, si è scelta perciò dizione rara.

Apicale: preferire apecar.

La macchina dello Stato: ha un buco nella gomma.

In sicurezza: la valvola del canotto, d’affogo. 

L’Erasmus: ah, che problema increscioso simulare l’erasmus. 

Assolutamente: è evidente che faticate a crederci pure voi.

 

© 2020 Fɪᴀʙᴀɴᴇ&Mɪᴛᴛᴇʟᴍᴀɴɴ
tutti i rovesci a rete.

Foto: Antonio Fiabane e Mario Mittelmann: ed è subito derby

              in “Le luci a San Siro le accenderanno troppo”

              uno scatto di Gaia Corniola degli Psicopompa.

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