L’altro ieri, con il vento forte, il pericolo era maggiore. Difatti il bollettino della Protezione Civile regionale dipingeva l’intera provincia di Belluno di arancione. Oggi cala il vento e il pericolo si abbassa. Ma il giallo non significa che la situazione sia tranquilla. Il rischio di incendi c’è. E anzi, è più elevato a Belluno che nel resto del Veneto.
Niente di eccezionale: non piove dal 5 gennaio, la situazione siccitosa è conclamata e il vento dei giorni scorsi non ha fatto altro che spazzare via anche gli ultimi residui di umidità. Quindi il bosco è secco e basta davvero poco perché si inneschino incendi.
Il bollettino della Protezione Civile di ieri diceva addirittura “pericolo alto”, con condizioni tali da generare un incendio con intensità del fuoco elevata e propagazione veloce. Oggi invece, senza vento, il pericolo è “medio”, quindi con propagazione più lenta delle eventuali fiamme. È così in tutte le vallate del Bellunese tranne il Comelico, dove la copertura nevosa è ancora tale per cui il pericolo resta basso. Difficile però che le condizioni migliorino a breve. Semmai sono destinate a peggiorare, perché le previsioni meteo promettono solo sole e bel tempo ancora per un po’. Quindi niente acqua, niente neve e siccità destinata a proseguire.
È una situazione che la montagna bellunese ha già conosciuto nel recente passato. Per le immagini delle autobotti a portare acqua potabile in giro per la provincia non bisogna pescare troppo indietro. E negli anni si sono registrati incendi boschivi sul finire dell’inverno in varie zone (i bellunesi possono ricordarsi le fiamme sul Serva). Ovviamente, bisogna evitare tutti i comportamenti che possono creare pericolo di innesco. Quindi, vietatissimo l’abbruciamento di sterpaglie e simili. Alla fine, sono proprio i comportamenti corretti a evitare i pericoli.
«La strategia regionale, composta da tre ingredienti fondamentali – previsione, prevenzione e lotta attiva – rimane una delle armi più potenti che detiene il Veneto per contrastare gli incendi boschivi. Lo dimostrano i numeri: si è passati, infatti, da una media di 122 incendi all’anno, nel periodo antecedente al 2000, a una media di 62 incendi all’anno (-50%), nel periodo successivo al 2000» commenta l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin. «Non solo: si è registrata anche una notevole riduzione dell’estensione media degli incendi, che è passata da 8 ettari a 3,6 ettari (-55%). Inoltre, il personale intervenuto, sia regionale che volontario, è costantemente calato nel tempo per la miglior organizzazione del sistema, così come si sono ridotte le ore di intervento degli elicotteri regionali, con un valor medio registrato di 107 ore/anno».
Gli studi della Regione evidenziamo come i periodi a maggior rischio di incendi boschivi, negli ultimi venti anni, siano stati registrati nei mesi di febbraio (253 episodi), marzo (364) e agosto (201). Le cause di origine degli incendi sono state principalmente di tipo dolose (38%), a seguire di origine colposa (25%) e naturale (5%). Il 32% delle cause rimangono classificate come dubbie.
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