«La didattica a distanza e il computer ci faranno riscoprire l’uso della parola»

«La didattica a distanza e il computer ci faranno riscoprire l’uso della parola»

Per anni si è detto che ragazzi e adolescenti rischiavano di diventare dipendenti da smartphone e computer. Che il loro vocabolario era diventato arido come il deserto del Sahara. Adesso che invece sono costretti a usarli per fare scuola in epoca da coronavirus, la prospettiva si ribalta. Sta a vedere che la quarantena porterà anche qualcosa di utile… Ne è convinta Katja Santomaso, insegnante di inglese alle medie di Sedico.

«L’uso della tecnologia porterà tutti a riscoprire il valore della parola» e costringerà anche i più reticenti ad affacciarsi a un mondo più vicino e più in sintonia con i ragazzi» dice la professoressa Santomaso. Che in queste giornate all’insegna del Covid sta preparando lezioni di vario genere. All’inizio esercizi scritti e correzioni, su semplici file caricati su un drive. Poi, attraverso audio e immagini. Per arrivare anche alle videolezioni. D’altronde, finché l’emergenza va avanti, bisogna reinventare la scuola. 

«All’inizio abbiamo pagato un po’ la mancanza di feedback da parte degli alunni – racconta Katja Santomaso -. Alcuni colleghi hanno creato dei questionari Google per ricevere risposte, ma non sempre si è registrata puntualità da parte degli studenti. E questo fa riflettere sulla possibilità che non tutte le famiglie usufruiscano dei sistemi tecnologici e di collegamenti internet, nonostante il sondaggio promosso dalla scuola a inizio percorso». Strada facendo, anche i meno ricettivi si sono adeguati. Anche se «il passaggio dalla trasmissione dei file su drive all’utilizzo della piattaforma (Office 365, dove vengono creati i Teams classe, ndr) è stato lento e molto laborioso sia da parte del personale di segreteria che ha dovuto raccogliere le liberatorie dei genitori senza le quali questo progetto di classe virtuale non può partire, sia da parte degli insegnanti che come me non hanno dimestichezza con la strutturazione di video-lezioni e quant’altro – continua la prof. di Sedico -. Al momento noi insegnanti stiamo facendo un intenso corso di aggiornamento, per costruire degli strumenti utili a cui gli alunni possano accedere e che possano integrare i libri di testo e la lezione in classe».

Strumenti che torneranno buoni anche dopo il Covid. Anche perché la strada verso il ritorno alla normalità sembra ancora lunga. «Questa esperienza ci sta cambiando tutti nel profondo – sottolinea Katja Santomaso -. Dal punto di vista professionale le competenze che si stanno sviluppando in questo periodo non andranno perse, ma anzi potranno da un lato arricchire il nostro modo di proporre le lezioni in futuro e dall’altro migliorare l’interazione tra docenti che attualmente avviene solo nei consigli di classe o velocemente nei corridoi».

La scuola “normale” però manca. Perché la didattica a distanza è uno strumento. Utile per giunta. Ma non può e non deve essere considerato alternativo alla didattica in classe. «L’emergenza ha colto tutti di sorpresa e ci ha costretti a rimanere in casa. A noi docenti e anche agli studenti manca fondamentalmente lo scambio relazionale, l’empatia, lo scontro e l’incontro, elementi che la didattica a distanza non può sostituire del tutto – conferma la professoressa Santomaso -. Questo però non vuol dire che le due cose non possano trovare un punto d’incontro».

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