«La cultura che posto ha?». Lettera aperta degli artisti bellunesi

«La cultura che posto ha?». Lettera aperta degli artisti bellunesi

Belluno alza la voce. E chiede ai candidati di ricordarsi della cultura, anche quando le urne saranno chiuse e la campagna elettorale sarà finita. 

È proprio il coordinamento dei giovani musicisti (che dopo Vaia hanno realizzato il pezzo “Alziamo la voce”) a bussare alla porta dei futuri sindaci. Con una lettera aperta che individua i problemi affrontati dalla cultura durante la pandemia, ma che propone anche soluzioni. A partire dalla formazione dei giovani, che non può prescindere dall’offerta culturale.

«La campagna elettorale è decisamente partita e temiamo che, come sempre, la cultura venga sventolata e usata come strumento meramente propagandistico. Vogliamo fare un appello: che la cultura resti al centro del proprio percorso amministrativo» scrivono da Belluno alza la voce (Andrea Albano, Alessandro Casol, Davide De Faveri, Paolo Fornasier e Giampaolo Rossi), ricordando come la cultura sia stata motore di ripartenza da Vaia.

«Quando sentiamo che per far rivivere il centro storico è necessario fare nuovi parcheggi o aprire nuovi negozi, francamente ci vengono i brividi. Non che questi siano temi non importanti o ininfluenti. Diciamo solo che alla luce della situazione generale pensare solo a parcheggi e negozi risulti quantomeno miope. Il peso della cultura, in particolare di spazi culturali attivi nel centro storico, dovrebbe essere tra i principali punti da cui ripartire. La cultura è manifestazione della scelta cosciente di noi esseri umani, è l’espressione totale della bellezza: come diceva Peppino Impastato “educare la gente alla bellezza, significa fornire loro un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà”».

Nella lettera, si parla anche di spazi abbandonanti in centro storico. E si chiede «uno spazio dove gli artisti possano esibirsi, esporre, organizzare conferenze e workshop con regolarità e dove sia incentivata una collaborazione con le istituzioni scolastiche. Un posto dove gli insegnanti porterebbero volentieri le classi, perché è sin dalle scuole elementari che si deve costruire una abitudine alla cultura. In questo ci viene in aiuto una grande mente italiana, Gianni Rodari che sosteneva quanto l’educazione alla creatività fosse fondamentale per le nuove generazioni, “non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”». 

Non manca un riferimento al degrado.« Nell’ultimo anno abbiamo assistito a situazioni di degrado sociale. Risse, aggressioni, vandalismi. La risposta delle autorità è stata subito il pugno duro, la certezza delle pene e l’aumento delle forze dell’ordine e controllo. Possibile che nessuno si sia fermato a pensare le cause di tutto questo? Non è giustificare, ma rendersi conto che il contesto in cui un ragazzo cresce lo plasma in tutto. E se i ragazzi non hanno luoghi in cui scoprire cose, purtroppo finiscono con lo sfogarsi su altro. Le sanzioni sono importanti, ma vi chiediamo: è socialmente più utile che un ragazzo non faccia una rissa per paura di una punizione o perché pensi che non sia giusto farla? Non è forse la coscienza critica quella su cui è necessario lavorare? La cultura serve anche a questo. A sviluppare una conoscenza più profonda di sé e degli altri; a liberare l’empatia che è innata nell’essere umano; a sviluppare le capacità di andare al cuore delle cose, e non fermarsi alla superficie».

Da qui, l’appello ai candidati sindaci: «A non chiudere mai gli occhi alla cultura. All’importanza sociale che i luoghi di aggregazione culturale hanno. Alla necessità che Belluno diventi un riferimento per la cultura. Ci vuole una spinta, una ripartenza. Quel poco che c’è, rafforzarlo e dargli più risorse ed energie, e creare nuovi spazi e nuove realtà. Ma in centro storico, non fuori». 

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