Il Pride spacca, Azione stigmatizza: «I diritti civili non possono essere terreno di scontro»

Il Pride spacca, Azione stigmatizza: «I diritti civili non possono essere terreno di scontro»

«Una decisione sbagliata, sulla quale auspico un ripensamento». Con queste poche parole il segretario provinciale di Azione (in foto) commenta lo scontro politico che si è consumato venerdì scorso in Commissione Pari Opportunità a Belluno, circa l’adesione al Pride del 15 luglio. 

«Ancora una volta i diritti – concessi o negati – divengono terreno di divisioni, anche nelle nostre piccole comunità. Spiace che teatro di questa vicenda sia proprio quel luogo – e riprendo tal quali le finalità della Commissione, come da regolamento – deputato a “contrastare atteggiamenti e comportamenti discriminatori”» afferma il segretario locale del partito di Calenda, Andrea De Bortoli. «Detto che le schermaglie tra opposte fazioni poco mi appassionano, rimango sinceramente basito quando per motivare il diniego all’adesione Del Pizzol e Buttignon affermano: “non condividiamo alcune enunciazioni del manifesto e il loro tono perentorio”.  Ora, a meno che non siano unte dal Signore a nostra insaputa o vogliano – loro – politicizzare oltremodo la questione, dobbiamo essere chiari e netti su un punto dirimente: chi compone questa commissione si dovrebbe spendere per offrire voce e supporto a chiunque chieda, a suo modo, “aiuto”. Ed è altrettanto certo che chi ne fa parte non dovrebbe assegnare patenti di legittimità o approvazione sociale. Al contrario, chi prende parte a una siffatta commissione dovrebbe ispirarsi unicamente alla nostra costituzione e alle nostre leggi (per fortuna GPA crimine universale non lo è ancora). Se su alcuni temi, invece, ritiene di dover far prevalere una qualsivoglia obiezione di coscienza dovrebbe valutare l’opportunità di dimettersi. Purtroppo, le più recenti dichiarazioni di Gallon confermano che si vogliono utilizzare vuoti normativi per difendere dei convincimenti personali e così non si rende servizio alla comunità bellunese, con tutte le sue sfumature».

«Quindi, detto che la questione poteva rimanere nel perimetro istituzionale, ora il sindaco ha le facoltà e tutto il tempo di rimediare, autorizzando l’adesione alla manifestazione» auspica De Bortoli. «Prenda spunto dal suo collega Lagalla a Palermo, anche perché non aderire formalmente vorrebbe trasmettere il concetto che Belluno non è casa di tutti, ma solo di una parte, che guarda caso la pensa come la maggioranza al Governo della città e del Paese. Se nulla dovesse accadere, suggerisco agli organizzatori di Belluno Pride di non essere affranti e andare avanti a testa alta. Non sarà certamente il miope esercizio di potere di oggi ad arrestare il cambiamento di domani. “Non si ferma il vento con le mani”».

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