«Mancano all’appello sei, otto capi tra agnelli e fattrici. E una decina li sto curando. Dubito che ce la faranno, ma almeno ci voglio provare». Il racconto è di Mauro Vuerich. E arriva al termine di una giornata che, purtroppo, non dimenticherà facilmente.
Perché ieri, a Pian Longhi, il lupo ha attaccato il gregge dell’allevatore e titolare dell’agriturismo Faverghera: ben 22 i capi predati.
E anche la Coldiretti veneta ha preso una posizione netta: «Gli agricoltori hanno fatto di tutto. E applicato ogni sistema di protezione: dalle recinzioni elettriche ai cani da guardiania, anche in contesti particolari, rispettando le regole. Ormai al limite e il proliferare dei grandi predatori rappresenta un grave rischio non solo per l’incolumità delle persone, ma anche per le attività economiche. Senza considerare che, agli animali uccisi, si aggiungono i danni indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta produzione di latte e aborti nei capi sopravvissuti. È necessario ripristinare l’equilibrio naturale con azioni decisive e strategiche».
Lo stesso Vuerich, nella serata di ieri, ha messo nero su bianco le sue sensazioni attraverso un post: «Fa male vedere sette anni di lavoro andare a farsi friggere. Garantisco che anche per noi allevatori è una situazione nuova: da capire, provare, sperimentare. Ci stiamo provando in ogni modo, solo che adesso la cosa sta sfuggendo di mano».
Non manca un accenno ai “leoni da tastiera”: «Informatevi e magari provate sul campo cosa vuol dire questa convivenza. Forse è il caso di pensare anche a qualche altra soluzione, senza pensieri estremi: saranno gli esperti a consigliarci cosa fare. Speriamo si arrivi presto a questo equilibrio per tutti».
Infine, l’allevatore ritrova la sua arguta ironia. E lancia un messaggio direttamente al predatore: «Vecchio mio, sai dove trovarmi, sì. Ma la prossima volta avrai ancora più filo da torcere».
Marco non molla. E nemmeno gli allevatori.