Giù le entrate, su le spese: Palazzo Piloni mette mano al “tesoretto”

Giù le entrate, su le spese: Palazzo Piloni mette mano al “tesoretto”

Calano le entrate, aumentano le spese e Palazzo Piloni deve ricorrere a una “mini-manovra”, mettendo mano al tesoretto dell’avanzo di bilancio per garantire gli equilibri: i numeri sono stati illustrati dal Presidente della Provincia Roberto Padrin nel corso della seduta del consiglio provinciale che si è tenuta nella mattinata di ieri a Sovramonte.

Tanti i temi di preoccupazione: i rincari di energia e materie prime innanzitutto, che pesano sulla casse provinciali per 500mila euro per l’energia elettrica e per il riscaldamento di scuole e fabbricati e per altri 800mila euro per le materie prime e l’energia elettrica in utilizzo a Veneto Strade.

Drammatici, anche in prospettiva, i cali delle entrate: Ipt (l’Imposta Provinciale di Trascrizione che viene pagata ogni volta che viene acquistato un veicolo) e Rc auto hanno visto una flessione in Veneto nel periodo 2019-2021 di 29 milioni di euro, e le stime parlano – sempre a livello regionale – di un 2022 che si chiuderà con un ulteriore meno 23 milioni.

«Il momento è particolarmente delicato e le prospettive per il 2023 sono tutt’altro che rosee. Abbiamo deciso di congelare qualsiasi tipo di impegno di spesa e speriamo che la crisi siccità non abbia particolari ripercussioni sulle entrate da canoni idrici, che sono fondamentali per le casse provinciali», ha sottolineato ancora Padrin che ha poi ricordato insieme al consigliere Franco De Bon – entrambi presenti all’assemblea dell’UPI – Unione Province Italiane a Ravenna qualche giorno fa – come le province siano state beffate dal Decreto Aiuti, che prevedeva 80 milioni di euro per le province e le città metropolitane salvo poi dirottarne ben 60 sulla sola Città metropolitana di Roma.

I temi aperti per il futuro prossimo sono tanti: «Certo è che in queste condizioni non potremo onorare l’impegno con le Unioni Montane. – ha annunciato Padrin – Stiamo lavorando per reperire le risorse e poter ripristinare da subito almeno in parte questo trasferimento, fondamentale per gli interventi sul territorio soprattutto per la difesa del suolo; dal 2017 al 2021 la Provincia ha stanziato per le Unioni Montane quasi la stessa cifra (circa 14 milioni di euro, NdR) arrivata fra il 2008 e il 2016». Resta aperto anche il nodo assunzioni.

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